La transizione

Oggi viviamo in un periodo che ho chiamato TRANSIZIONE.  E' un periodo che arriva dopo un lunghissimo "primo tempo" che nasce col big bang, 13,8 miliardi di anni fa. Dura una ottantina d'anni dal 2022 sino al 2100. 

Lo so, sì, sono tutte ipotesi nate nella mia mente: confermo. Ho poi pensato che potevo scrivere un libro e l'ho fatto: è stato pubblicato su Amazon qualche giorno fa.

Che cos'è questo libro? che cosa dice? a chi lo vorrebbe dire? è sufficiente un libro o serve un PROGETTO? Sono le tante domande che hanno frullato nella mia mente per alcuni mesi. Ora sono pronto a raccontare in breve le risposte!

IL LIBRO

Il libro è un viaggio, in cui si esplorano i prossimi anni sino al 2100. Il libro ci aiuta a preparare lo zaino, a riflettere sulle esperienze di viaggio e a "fare", cioè agire durante il viaggio su quanto il mondo ci proporrà.

Il libro è un manuale, perchè ci sono 8 esercizi per fare esperienza su di sè e sui compagni di viaggio.

Il libro ci propone dei contenuti, articolati intorno a sette sfide. La SFIDA è una parola piuttosto ricca di contenuti: essa infatti ci presenta il problema e le diverse possibili soluzioni. La sfida più intrigante è "l'umano ibrido" che ci pone domande piuttosto complesse sul possibile futuro.

Il libro si fonda sul presente, sulle conoscenze note oggi e spesso non note al lettore che non può conoscere "tutto".

Può il libro dare tutte le risposte? NO, perchè le parole non possono sostituire la "vita" come diceva Borges e come Magritte raccontava con la sua pittura ("c'est ne pas un pipe" è il quadro che presenta una pipa e dice che … non è una pipa).

Serve un progetto, così abbiamo pensato con un gruppo di amici.

IL PROGETTO

Sì, serve un progetto per generare una esperienza. Il libro è un facilitatore, ma non è il solo ad aiutare il viaggiatore. 

Chi sono i viaggiatori, destinatari dl progetto? Sono i giovani che si possono descrivere attraverso le classi di età: la generazione alpha (nati dal 2005 in poi), la Z (dal 1995), i Millennials (dal 1982).

Chi sono i progettisti? Siamo in 5+1 persone intorno ad un tavolo, per ora digitale.  Ecco i loro nomi: Silvia Mirandola, Aldo Romano Innocenti, Piero Sammartino, Alberto Cappato, Stefano Termanini, Renzo Provedel.

Otto Scharmer dice che 5 persone possono cambiare il mondo, quindi siamo il numero sufficiente! Varcheremo le "colonne d'Ercole" per cercare e trovare buoni contenuti e buone esperienze da proporre. A presto!

 

 

Che cosa faremo nel “dopo” virus?

Oggi è il 24 marzo, sono passati dieci giorni dal mio ultimo post e il mondo è cambiato ancora una volta, profondamente.

La situazione attuale è caratterizzata da questi elementi:

– siamo in piena pandemia, oramai tutto il mondo è infettato;

– i Paesi più sofferenti per quantità di casi di contagio e morti sono la Cina, l'Italia, gli Stati Uniti; il luogo più infetto del mondo è l'Europa;

-gli infettati superano i 360.000, ma sono solo quelli sottoposti a tampone e trattati medicalmente; si stima che gli ulteriori infettati siano 10 volte quelli riconosciuti, ossia 3,6 milioni; 

– le persone bloccate in casa per tentare di "spalmare" gli effetti del virus su di un orizzonte temporale più ampio sono oltre 1 miliardo; 

– tutti i Paesi, con l'eccezione dell'Olanda, ha preso misure drastiche di "separazione sociale" ossia "io resto a casa", detto anche "lockdown".

Il mondo sta reagendo con disposizoni restrittive delle libertà personali; ma sta anche mantenendo e difendendo la capacità di due filiere chiave: quella medica, quella logistica del cibo. Per farlo davvero deve mantenere una struttura produttiva e distributiva complessa che va oltre il medicale e la logistica del cibo; ad esempio è necessario tenere aperte e funzionanti alcune funzioni pubbliche e private, come le istituzioni di governo (il Governo, il parlamento, gli uffici regionali e comunali), le attività di supporto tecnico come le aziende che riparano e manutengono gli impianti, le aziende che producono e assistono i prodotti digitali, che sono diventati indispensabili per tenere viva la struttura economica. Si stima che il 30% delle attività produttive siano attive. Insomma una "riduzione" enorme delle attività umane, la maggior parte delle quali ora si svolge nelle abitazioni, spesso in isolamento individuale o familiare.

Lo scenario è apocalittico, ma la società è ancora attiva e produttiva, ora con due scopi chiari: sostenere la sopravvivenza e lottare per vincere il virus, perlomeno nei suoi effetti di breve termine (i prossimi 6 mesi). 

Che cosa sta succedendo alle persone? La consapevolezza del nuovo "status" umano sta crescendo, anche se una larga fetta della popolazione, dominata da paura e angoscia, sembra rifiutare la situazione attuale: così abbiamo visto 100.000 milanesi scappare verso il Sud Italia per tornare alle famiglie di origine o per isolarsi in un territorio a più basso tasso di contagio e vediamo ancora migliaia di persone che sembrano non accorgersi delle disposizioni del Governo e si muovono a lunga distanza dal proprio domicilio o si assembrano in riunione e feste. Le sanzioni sinora cumuilate per comportamenti scorretti sta raggiungendo la quantità 100.000, dimostrando che il fenomeno è significativo.

Ci dobbiamo chiedere se qualcosa stia cambiando nel "sistema comportamentale" delle persone che rispettano le nuove regole di distanza sociale. I cambiamenti che queste vivono oramai da due-quattro settimane sono tanti ma possiamo ricondurli a  questi tre:

– riduzione dello spazio entro cui muoversi, ossia la propria casa e lo spazio esterno per una passeggiata o per attività pseudo sportiva; 

– misure di sicurezza diffuse: dall'uso della mascherina protettiva alle code per l'acquisto di beni di prima necessità; 

– un bombardamento continuo 24/24 ore da parte dei media televisivi e "social" con dati, bollettini, istruzioni.

Il cervello di queste persone (il 70% della popolazione; ipotizzo un 30% insensibile o auto diretto su altri temi e stili di vita) è in corso di trasformazione; con "cervello" intendo l'hardware, la fisicità.

La mente (il processo del pensare) è anche in trasformazione, nel senso che le condizioni esterne e le riflessioni interne producono pensieri diversi, emozioni diverse, percorsi mentali diversi. 

Le relazioni con gli altri sono cambiate e cambiano: ora sono molto più focalizzate sul sè e sulle persone con cui conviviamo, ossia la famiglia; e poi si stanno aprendo nuove esigenze, come quella di connettersi con "gli altri", come gli amici e le persone con cui scambiare qualcosa, dalla sicurezza al come impiegare il tempo, al "dopo" pandemia.

Possiamo ora porci questa domanda: come sarà la nuova normalità nel "dopo" virus? Gli umani hanno una grande energia di resilienza e vivono anche per il proprio futuro. 

Mi faccio aiutare da Mc Kinsey, accedendo ad un metodo che viene esposto in questo articolo intitolato " Beyond corona virus: the path to the next normal": https://www.mckinsey.com/industries/healthcare-systems-and-services/our-insights/beyond-coronavirus-the-path-to-the-next-normal?cid=other-eml-alt-mip-mck&hlkid=57493764e69749faa0353eee4776292f&hctky=2324759&hdpid=b431aa82-3d5c-40f5-b141-ffe9ad89e4d7 

Ci sono questi cinque passi, che ora elenco e che poi sviluppo:

  1. risolvere,
  2. "resilienziare" (usare la resilienza)
  3. ritornare,
  4. re-immaginare,
  5. riformare.

RISOLVERE: che cosa abbiamo fatto o stiamo facendo per far fronte al cambiamento in atto?

Le azioni immediate sono avvenute in tre settori dell'economia e delle relazioni sociali:

– la SANITA': aumento delle infrastrutture (terapia intensiva in primis), aumento della capacità di assistenza ai malati (più medici, più ore di lavoro, più infermier*), aumento della sicurezza per gli operatori sanitari;

– la SCUOLA: insegnamento ed apprendimento da remoto; sospensione delle "classi", tutti a casa, studenti e maestr*/professor*; 

– il BUSINESS: lavoro da remoto, diradamento e poi annullamento di incontri in presenza; selezione della attività per la sopravvivenza e la cura.

Che cosa ci porteremo nel "dopo"? sicuramente la remotizzazione di studio e lavoro, grazie alla digitalizzazione della video-conferenza. E poi una ristrutturazione di capacità produttiva nel settore della Sanità…avremo altre sfide biologiche; maggiori investimenti nella prevenzione e cura delle sindromi conosciute e sconosciute?

 

"RESILIENZIARE": come ci adattiamo e come affrontiamo la crisi finanziaria per vivere l'emergenza di oggi e prepararci al "dopo"?

La crisi finanziaria, dietro l'angolo, è la maggiore minaccia. Il PIL e la occupazione sono sotto attacco, già oggi. Anche se le istituzioni finanziarie mondiali si sono già mosse (BCE europea, FED americana, Banca Mondiale) non è ancora chiara la strategia di intervento sui mercati. La resilienza, cioè la capacità di adattamento al contesto, è la risorsa che ci permetterà di agire nella direzione giusta, sul breve termine: sopravvivenza, relazioni sociali, gestione dell'economia dipendono dalla resilienza.

E' il "ponte" verso il "dopo": disponiamo di una grande resilienza che ci traghetterà quindi nel "dopo".

 

RITORNARE: quale percorso faremo per "ritornare" ad una situazione normale, ad una operatività che permetta un equilibrio tra costi e ricavi? e questo vale per gli individui e per le organizzazioni.

E' la sfida che viene facilitata da un'alta resilienza, oggi disponibile; è la riprogettazione dell'economia del "dopo". E' il viaggio che dobbiamo fare per raggiungere un nuovo equilibrio economico globale e locale. Essendo un viaggio è un "processo", non ancora un risultato. Come sarà questo viaggio? Sraà un viaggio che NON potrà contare su esperienze simili e vicine al nostro tempo, quindi sarà segnato da un'alta incertezza, da prove-prototipi, alcune false ripartenze, e un lento consolidamento di nuove pratiche, sia di comportamenti individuali, sia di comportamenti e strategie delle organizzazioni.

Non sarà certo una "replica", ossia NON sarà un ritorno al passato, come se nulla fosse successo. Un esempio per farmi capire: il lavoro e lo studio da remoto rimarranno e si consolideranno, come base per cambiare i sistemi produttivi e quelli scolastici.

RE-IMMAGINARE: quale situazione vorremo ricreare nel "dopo" virus? immaginiamoci come la vorremmo e come la perseguiremmo.

Vedremo una nuova domanda del mercato, perchè ci sarà stata una modifica dello stesso "cervello" degli umani, visto che il confinamento in casa per settimane, la paura del contagio, la modifica dei ricavi individuali e aziendali, avranno creato nuove connessioni, accelerato e rallentato i pensieri, modificato i processi mentali di moltissime persone. Che cosa ci serve per descrivere ciò che vogliamo sia la "situzione futura"? Desideri o esigenze concrete di breve termine ? Sarò soprattutto, amio avviso, la capcità di immaginarci questo prossimo futuro, questo futuro possibile e fattibile. Qualche esempio di futuro possibile? Maggiore e migliore uso della comunicazione da remoto e migliori servizi web e comunità social; minore globalizzazione e maggiore localizzazione o, come s'usa dire, sviluppo di soluzioni "glocal", bilanciate per ridurre i rischi e gli effetti di un collasso della globalizzazione, come stiamo sperimentando oggi nel "durante virus". 

 

RIFORMARE: l'economia del mondo, nel "dopo", cambierà e ci saranno riforme sostanziali. Quali saranno le riforme possibili e probabili?

La parola "riforma" significa mettere mano al "sistema", alle grandi regole e strutture,siano esse pubbliche o private. Stiamo sperimentando gli egoismi individuali e  delle Nazioni, come le generosità. Non potremo però nel futuro accettare le condizioni di elevato rischio individuale e nazionale che viviamo oggi; qualche esempio: la mancanza delle mascherine per proteggerci dal virus, perchè non c'è produzione locale in Italia;  blocchi e sequestri di mascherine medicali, attuate da nazioni attraversate dal flusso di materiale in export/import. 

C'è la possibilità che l'intero modello di sviluppo economico possa essere soggetto a profonde riforme, perchè la domanda sarà diversa da "ieri". Nessuno sa oggi, però, se e come cambierà! Quale sarà l'evoluzione, il punto di arrivo è davvero imprevedibile: questo significa per tutti una grande opportunità, quella di "costruire" il futuro. Che sia, questo futuro possibile, sostenibile per l'ambiente, per l'ambiente, la società e l'economia!!! Vedi anche questo articolo sull'inquinamento ai tempi del corona virus: https://www.ilpost.it/2020/03/17/coronavirus-inquinamento-emissioni/

 

 

 

 

 

 

 

Corona virus (il 14 marzo 2020)

II corona virus ha una data d'inizio per ognuno di noi, anche se le prime notizie sui media risalgono a dicembre 2019 quando il governo cinese lancia l'allarme. Oggi è il 14 marzo 2020 e la Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato ufficialmente  – da 11 marzo, la pandemia, cioè l'epidemia estesa a tutto il mondo:

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioNotizieNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4209

Per me il virus ha una data d'inizio, il 20 febbraio 2020, quando sono a Milano per partecipare ad un evento organizzato da AMI, SOSLOG – associazione di logistica sostenibile, e dall'università Bicocca: una serata di musica, canto e disegni di sabbia condotta dal maestro Beppe Vessicchio durante la quale si dialoga col pubblico, circa 200 persone nella sala di Finarte a China Town in Milano. Il tema è la plastica mono-uso e la sfida che la plastica ha creato negli ultimi 60 anni: mari di plastica nei mari e nanoparticelle di plastica nella carne dei pesci.

Questa coincidenza, plastica e virus, ha qualche significato, che ognuno può dare: la mappa non è affatto chiara, ancorchè gli effetti del virus stiano creando un panico diffuso in tutto il mondo e i Governi agiscano con velocità differenti, quasi increduli per ciò che sta accadendo.

Io sono a Milano il 20 febbraio, partecipo al concerto, dormo a China Town nell'unico albergo, il Leonardo. Sono consapevole che il virus c'è e che si sta diffondendo e non sono preoccupato.

Cambiamo scena: oggi è il 14 marzo, è sabato, il mondo mi appare più che diverso, quasi precipitato in un caos di cui c'è consapevolezza solo nei paesi che hanno deciso una "quarantena" vera, cioè tutti a casa, con l'obbligo di starci e di muoversi solo per casi di necessità: lavoro, se proprio dobbiamo essere presenti, altrimenti c'è il lavoro da remoto (tutti lo chiamano smart working o "lavoro agile"); procurarsi il cibo, i negozi di alimentari sono aperti e riforniti. Il panorama è questo: strade quasi deserte nelle grandi città del Nord Italia, polizia e carabinieri e talvolta esercito che ci fermano per verificare se c'è una ragione plausibile, tra le due che ho citato, per trovarsi in strada, altrimenti scattano sanzioni economiche e penali, sino all'arresto, un vero e proprio coprifuoco.

Sto sognando? E' arrivato il "day after"? la realtà supera la fantascienza? Ho paura? Sono preparato per "stare a casa" e muovermi solo per necessità vitali? Io abito a Genova e dalla mia casa posso vedere il mare: è cambiato qualcosa nella natura o è solo un periodo di trasformazione sociale che sta raggiungendo tutta la popolazione mondiale?

Sono solo alcune delle domande che mi pongo. Ora voglio ricordare alcuni fatti, giusto per tornare ad una realtà "normale" che sembra un'ombra in lontananza.

Allora guardo con una mente cognitiva e razionale, alcuni fatti.

La Cina è uscita dall'incubo della epidemia: dopo un contagio prossimo a 100.000 persone, i nuovi casi di contagio sono oggi di qualche unità al giorno, dai picchi di qualche migliaio, e sono confinati nella provincia del Wuhan, che conta circa 62 milioni di persone. La quarantena è iniziata a gennaio ed è stata molto stretta, anzi totale. La mortalità non sembra essere "alta", come quella di una epidemia quale la SARS o l'EBOLA. I calcoli dicono che la mortalità è inferiore al 3% e che le classi di età più colpite sono quelle oltre gli 80 anni, che hanno un tasso del 15% di mortalità. I giovani, intendo da zero a 25 -30 anni, sembrano immuni, perchè i casi di contagio sono di fatto assenti.

L'Italia è il Paese subito dopo la Cina con oltre 17.000 contagi e oltre 1000 morti. Supera e distanzia due Paesi ad alto contagio: Corea del Sud e Iran. 

I paesi europei hanno negato, sino a qualche giorno fa, la rilevanza del fenomeno; da ieri stanno reagendo con azioni dure e talvolta assurde: chiusura totale delle frontiere (come la repubblica Ceca), chiusura delle attività pubbliche (la Francia), indifferenza e misure blande (Gran Bretagna). La Commissione europea assicura un aiuto totale ed incondizionato all'Italia; ieri un volo aereo dalla Cina ha portato in Italia aiuti medicali per oltre 30 tonnellate ed una equipe medica per consigliare la Sanità italiana su farmaci, protocolli, sicurezze finalizzate alla cura e alla prevenzione della diffusione del contagio. Gli Stati Uniti, dapprima scettici e contrari a qualsiasi riconoscimento della epidemia, da ieri hanno proclamato lo stato di emergenza nazionale massimo e auto-esaltano le loro presunte capacità di affrontare la sfida. Oramai oltre 100 Paesi sono in emergenza.

Possiamo fare il punto? Ci provo.

Il virus la cui forma è oramai ben nota:

si replica attraverso il suo RNA (non ha un DNA) e attacca i polmoni, provocando una polmonite "interstiziale" che conduce alla morte i soggetti che hanno già altre sindromi (esempio: cardiocircolatorie) e un sistema immunitario debole o compromesso.

Si propaga soprattutto attraverso l'emissione di goccioline di uno starnuto o di un forte raffreddore da parte di soggetti contagiati; spesso questi soggetti sono "asintomatici", cioè hanno sviluppato la malattia, non si ammalano, producono anticorpi, e trasmettono il virus. I virus hanno, all'esterno del corpo umano, una vita brevissima, da qualche minuto a qualche ora e possono essere rimossi facilmente dalle superficie di oggetti con una disinfezione a base di alcohol e cloro. 

Pur nella emergenza abbiamo questa fortuna: il virus è "contenibile". COME? Attraverso la "distanza sociale" di almeno un metro; la quarantena in casa è la soluzione che il nostro Governo Conte ha adottato per l'Italia e che terminerà, almeno in una prima fase, il 25 marzo 2020.

Le altre misure di contenimento, a livello individuale ed organizzativo, sono:

– lavarsi spesso (e bene) le mani; 

– stare in casa per la quarantena; 

– lavorare con le protezioni adeguate, ossia con apposite mascherine e talvolta guanti; 

– sanificare le superfici di lavoro almeno giornalmente.

Come andrà a finire: è la domanda che mi pongo.

Voglio esaminare il "sistema", altrimenti c'è il rischio di inventarmi una mappa che mi soddifa ma che non si avvicina alla realtà.

Sistema significa che posso riconoscere alcune componenti essenziali, da descrivere e capire soprattutto nelle relazioni con le altre parti.

In primis ecco le "parti" che voglio esplorare:

il sistema medicale di cura e di contenimento: le componenti  più fragili, in Italia, sono le stazioni di terapia intensiva, limitate nel numero e nella operatività, che possono essere agite solo da "umani" altamente professionalizzati, come medici anestesisti e infermieri di terapia intensiva; è un collo di bottiglia su cui si sta intervenendo con grande energia; non abbiamo ancora raggiunto la saturazione totale delle macchine e quindi non dobbiamo fare scelte tra pazienti da salvare e pazienti da lasciare al loro destino, quindi senza terapia intensiva;

il sistema produttivo e distributivo del cibo: è fondato su catene logistiche che stanno funzionando; dobbiamo mantenerle attive e funzionanti al meglio; le catene logistiche erano invisibili, ora le vediamo in azione!

il sistema produttivo di beni: sta ancora funzionando appieno o ridotto, a seconda dei settori; 

il sistema delle relazioni tra umani: ridotto nella quantità, causa quarantena, ma migliorato nella qualità "molecolare" come la famiglia e/o le comunità di scopo, come nel caso dell'assistenza (volontariato, come esempio); 

le politiche di governance a livello Paese: le azioni decise dal Governo italiano sono eccellenti e sono riconosciute tali da istituzioni, come l'unione europea, dai Paesi, da singole persone in tutto il mondo. L'Italia sta diventando il "laboratorio" da cui imparare per decidere le migliori azioni di contenimento del virus. Molto bene, sono orgoglioso del mio Paese.

le convinzioni degli umani: c'è una grande confusione e solo pochi umani riescono a diventare consapevoli, in tempi brevissimi, dei comportamenti necessari per il contenimento del virus: "io sto a casa" è lo slogan oggi condiviso ed attuato da una maggioranza di popolazione; anch'io sono in quarantena; 

le comunicazioni dei media: sono molto rilevanti per l'impatto e per l'influenza sulle decisioni degli individui e della aziende/organizzazioni; i media costituiscono i circuiti di feedback; sono "positivi" quando amplificano i segnali; sono "negativi" quando stabilizzano i comportamenti dell'utenza; è un equilibrio tra due "canali" egualmente importanti: da un lato si deve informare e attivare l'azione individuale e organizzata del contenimento; dall'altro lato si deve trasmettere il senso "risolutivo" delle nostre azioni individuali e collettive. Posso capire quanto si debbano bilanciare e perciò quanto sia difficile, oneroso e qualche volta paradossale e soprattuuto quanto si possa errare. L'errore deve essere considerato un effetto possibile, significativo e da correggere, ma non da esecrare. L'errore è una componente ineludibile di funzionamento del sistema;l

i processi mentali- cognitivi, emozionali, istintivi, delle persone: le persone soffrono, empatizzano, reagiscono, producono pensieri razionali. Siamo esseri pensanti ed esseri che agiscono e che si relazionano con l'esterno, con altri esseri umani, altri animali, la natura. La complessità della persona è un fattore di cui posso essere sempre più consapevole; posso introdurre nel sistema "l'attore" umano e capirne i modelli di comportamento; non posso cambiare perchè me lo dice qualcuno, anche fosse l'autorità che riconosco; cambio perchè ristrutturo la mia "mente", cioè i processi di pensiero e l'azione; l'azione mi fa capire e mi aiuta a trasformarmi, ad imparare nuovi comportamenti.

Quale conclusione posso trarre? Una e nessuna ! L'avventura umana è continua e il corona virus mi sta offrendo diverse opportunità:

– capisco meglio la mia fragilità e quella degli umani: un piccolo, invisibile elemento della natura, il corona virus, sconvolge l'intera umanità;

– riconosco il bisogno profondo, strutturato, di relazionarmi con gli altri umani e possibilmente di collaborare per lenire la sofferenza e cercare soluzioni insieme; 

– sto diventando più consapevole che la "lentezza" si può coniugare con la velocità necessaria e possibile; la velocità in assoluto non funziona bene; 

– sto intuendo che sto percorrendo una "transizione", ove rischi e opportunità sono paradossalmente congiunti; un nuovo periodo di sviluppo mi appare e diventa possibile, purchè mi metta in viaggio per una trasformazione struttale di me e del mondo intorno.

Buon viaggio!

P.S. la relazione più interessante e credibile sul corona virus e sui cambiamenti che potrebbe indurre è il rapporto Mc Kinsey, che potete leggere qui: https://www.mckinsey.com/business-functions/risk/our-insights/covid-19-implications-for-business?cid=other-eml-alt-mip-mck&hlkid=0c9161c2e2ed44079b452c62336fdc0c&hctky=2324759&hdpid=5d2d919f-402a-4cc1-bb7f-cd772a29f8d0

 

 

 

 

SACCHETTI DI PLASTICA BIODEGRADABILI. SONDAGGIO NIELSEN

NIELSEN pubblica i risultati di un sondaggio con i consumatori. Una parte dei consumatori è molto contrariata per il costo addizionale che deve sostenere. Una parte plaude all'iniziativa. Puoi leggere QUI una recensione giornalistica del sondaggio. 

Il consumatore NON è mai stato coinvolto su questi sacchetti e quindi NON può essere considerato un consum-attore. Nielsen si chiede se il consumatore abbia cambiato i suoi comportamenti, così almeno appare dall’articolo…."A un anno di distanza i sacchetti biodegradabili per l’acquisto di prodotti sfusi nei supermercati non hanno inciso sui comportamenti dei consumatori”.

La domanda, nell'articolo del giornalista, è mal posta! Quale dovrebbe o potrebbe essere il nuovo comportamento del consumatore? Non dovrebbe comperare la frutta confezionata con plastica NON degradabile?…ma è tuttora fornita dalla GDO con un uso di plastica inquinante e ridondante come peso ! 

E poi, come prosegue l'articolo, c'è una norma …. "Insomma, una vera e propria tassa nonostante la direttiva Ue 2015/720, recepita dalla norma italiana, non prevede questo costo aggiuntivo.

Proviamoa “resettare”, allora i problemi appaiono più chiaramente:

  1. manca una strategia rispettosa del consumatore: la possibilità di utilizzare sacchetti RIUSABILI, acquistati magari dalla GDO, o portati da casa, annullando il costo di 2-10 cent di euro; 
  2. manca qualsiasi strategia di settore (le GDO) per ELIMINARE la PLASTICA, che sta devastando la fauna dei PESCI nei mari e Oceani.

Che cosa ne pensate?

GOOGLE mette su strada l’auto senza conducente, nel 2018

Google rompe gli indugi e, forte del suo know how, sviluppato in almeno 8 anni, dice pubblicamente che metterà su strada le vetture autonome nel 2018 nella prima città, al mondo, che sarà Phoenix in Arizona.

Questa la notizia. Wow! Notiamo che l'azienda che ha fornito a "Waymo", la società controllata da Alphabet (Google!), le vetture è FCA, ossia Fiat-Chrysler.

Dopo la sorpresa ed una certa incredulità vogliamo dare atto a Google di grande coraggio! Il dibattito internazionale su molto temi, aperti e ancora nemmeno condivisi, è ai primi passi. Cito tre tematiche complesse e sulle quali si concentreranno le legislazioni e le associazioni di consumatori:

A. in caso d'incidente a chi va attribuita la responsabilità: al titolare dell'auto? alla società che ha venduto l'auto automatizzata? al produttore del sistema di guida autonoma? al fabbricante dell'auto a guida autonoma?

B. in caso di incidente come si svolgerà la rilevazione dei fatti? scatola nera dell'auto? video camera a bordo che abbia registrato l'evento? dichiarazione delle persone coinvolte?

C. omologazione e quindi autorizzazione a circolare di una vettura a guida autonoma? con quali criteri, standard e verifiche operazionali ?

Vedi l'articolo qui.

La bicicletta produce sviluppo sostenibile: pedalare per …credere !

A Desenzano sul Garda si poteva vedere, in una strada che scendeva verso il Lago, questa bicicletta…che era davvero "green" !!!

Ho scelto questa immagine per introdurvi al Convegno “Scienza e bicicletta: le nuove frontiere di una passione”, organizzato da FIAB, l'associazione italiana amici della bicicletta, e coordinato da Marco Benedetti. In questa mezza giornata diversi relatori, di provenienza business e ricerca, hanno dato un quadro molto promettente della bicicletta e ci hanno raccontato la bicicletta e la sua relazione con la scienza, l’ambiente e la salute, distribuendo a piene mani ispirazioni e idee per renderci un po’ più felici e consapevoli … su due ruote.

Potete leggere un documento che ho scritto per raccontare quanto ho visto ed ascoltato: è pubblicato qui nel web di SOSLOG, l'associazione italiana per la Logistica.

In sintesi vorrei dirvi che ho capito cinque cose durante il Convegno:

  • in Italia ci sono 8-10 milioni di “sportivi”, potenziali utenti di servizi … se ci fossero i servizi! c'è uno spazio enorme per creare valore per chi pratica un'attività "sportiva", anche in forma "amatoriale". Questi servizi rinforzerebbero corretti comportamenti alimentari, creerebbero valore turistico, migliorerebbero la salute. Ce lo ha raccontato Andrea Balestrieri, un imprenditore, che organizza i servizi per le principali manifestazioni dei ciclisti e dei maratoneti in Italia, cioè 1.000 eventi con oltre 500.000 partecipanti. Gli “agonisti” sono molti meno; nel caso della bicicletta sono circa 60.000 e i ciclo-turisti… milioni!
  • l'Italia è ancora oggi leader mondiale dell'innovazione del prodotto bicicletta. Ce lo ha raccontato Roberto Cingolani, direttore di IIT (Istituto italiano di Tecnologia di Genova), uno dei massimi esperti mondiali di nanotecnologie e grande appassionato di bicicletta, anche “estrema” con la sua mountain bike. COLNAGO è una delle aziende italiane leader;
  • una bicicletta “tecnologica” ai massimi livelli può costare oltre 10.000 euro ed esprime una cinquantina di brevetti; alcuni di questi, quelli più recenti sono basati sul grafene, un elemento nanotech; 
  • bicicletta e ambiente sono un'alleanza forte e indissolubileSu questo tema Alessandra Pugnetti, CNR, ha ricordato a tutti che per osservare un ambiente si deve procedere con LENTEZZA: ecco perchè emergono i percorsi, a piedi ed in bicicletta, nelle oasi ecologiche che il mondo della Ricerca ha selezionato in tutto il mondo, oltre 400 in Europa e 80 in Italia. Questi fanno parte dell’ampio e duraturo programma LTER (http://www.lteritalia.it/it/cammini) che ha coinvolto scienziati e cittadini; quest’anno verrà organizzato il viaggio TERRAMARE, 500 chilometri, 1-6 luglio, da Mantova a Venezia, con l’uso intermodale di mezzi diversi: bicicletta, barca, autobus, treno. Si faranno raccolta di dati scientifici, lezioni di ecologia, osservazioni degli eco-sistemi: una esperienza straordinaria tra scienza e natura.(vedi immagine più avanti); 
  • la bicicletta promuove la salute. Da Copenhagen ce ne ha parlato Francesca Racioppi che lavora per la OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. Ci ha detto che le organizzazioni internazionali, come OCSE e Unione Europea, e le Università, come Cambridge, stanno studiando la relazione tra l’uso della bicicletta e la salute con risultati sorprendenti ed anche controintuitivi come:​
    • riduzione di 100.000 morti premature/anno in Europa se tutte le persone con età 20-74 anni aumentassero l’uso giornaliero della bicicletta di soli 15 minuti;
    • vantaggi per la salute se andassimo in bici anche in ambienti urbani inquinati.

​L'ultimo messaggio che abbiamo ascoltato è la proposta di Caterpillar, la trasmissione radiofonica, di assegnare il premio NOBEL alla …. BICICLETTA, perchè è un mezzo “democratico” e sostenibile!

Ecco il manifesto di Terramare:

e il testimonial della bicicletta … Albert Einstein:

 

 

 

 

17 global goals per salvare la Terra: ognuno si può impegnare

Il 25 settembre 2015 l'ONU ha lanciato un programma "the global goals" per attivare tutta l'Umanità su 17 obiettivi per la salvezza del Pianeta Terra. Lo sapevate che…

Ognuno di noi è chiamato a fare un'azione positiva. Come ? "tell everyone…." guardate questa immagine:

Andate QUI e cliccate su una qualsiasi delle 17 icone per leggere i dati più rilevanti e leggere una storia che potete diffondere.

Skateboard innovativo: nuova mobilità urbana ? una start up italiana ci propone…

Credo che tutti sappiano che cos'è lo skateboard, ma pochi avranno visto questo videoclip emozionante, girato a Malaga in Spagna, col nuovo skateboard inventato e presto immesso sul mercato da una start up italiana. E pochi immagineranno un utilizzo in città per affrontare quel problema che si chiama "mobilità urbana".

Può essere una soluzione per muoversi in città? I due giovani imprenditori che lo hanno messo a punto ci credono perchè hanno introdotto alcune innovazioni decisive per trasformarlo in uno strumento di mobilità: riduzione del peso (-25%), robustezza (+40%), lunghezza dell'oggetto che lo rende trasportabile (90 centimetri), prezzo (imbattibile in fase di lancio che avviene attraverso una formula innovativa di crowdfunding) . Diventarà un oggetto cult per i giovani? segnali arrivano da altri Paesi.

I tre imprenditori sono Luca SburlatiSimone Virginio e Giuseppe Andreola qui il prodotto: N2R '37 Longboard.

L'innovazione si può classificare come "open innovation" perchè vengono utilizzate tecnologie trasversali (cross innovation) che provengono dai settori top yachts e car racing e che qui sono utilizzate con un approccio integrato che potrebbe anche generare diversi brevetti: si impiegano materiali speciali come il triaxiale carbon kevlar VTR e tecnologie come Vacuum Resin Infusion.

Volete vedere un utilizzo cittadino dello skateboard? Ecco qui un filmato divertente, girato a Torino:

Ora potete anche accedere al sito di crowdfunding e finanziare la start up acquistando lo skateboard ad un prezzo speciale, ridotto quasi del 50% rispetto al futuro prezzo di vendita:

 

 

L’energia del futuro incontra ostacoli, in Italia: è LNG, liquid natural gas

Serbatoio criogenico di un veicolo pesante. Fonte: Ros Roca Group, Indox, CryoEnergy

L'energia del futuro, lo dice la UE, è il metano e una sua "versione", il metano liquido. E' conosciuto cme LNG: liquid natural gas. E' trasportato allo stato liquido a -160 gradi Clesius. E' immagazzinato in grandi silos a terra o in aree off-shore, in mare, lontano dalle coste.

E' utilizzato a -130 gradi per i trasporti su gomma da diversi anni in USA, Australia e Nord Europa e Spagna. LNG comporta il quasi azzeramento del particolato PM10, riduce l'80% di NOx ed il 20% di CO2.

In Italia, NO. Da noi si ostacolano anche i rigassificatori che sono quegli impianti che trasformano il metano liquido in gas e lo immettono nella rete distribuitiva dei "metanodotti", facendo arrivare il gas a casa nostra, per riscaldare le case o cuocere il cibo.

Perchè accade questo in Italia ? Se lo chiede anche AdnKronos, il Sole 24 ore… ma l'informazione è debole, a volte scorretta e l'informazione, primo veicolo di trasformazione cognitiva delle persone, è perciò assente o carente o errata.

Gli ostacoli sono molti e sono soprattutto culturali. Qualche associazione, prima tra tutte  SOSLOG, si sta muovendo per crerare "cultura" dell'innovazione LNG, ossia accoglienza e poi metabolizzazione. Ancora una volta viene mostrata l'importanza della fase di "espressione" del processo di innovazione. Senza coinvolgimento, comunicazione chiara, e volontà di "comunicare con " non si riesce ad innovare.

La rivoluzione positiva del nuovo combustibile LNG (liquid natural gas) sta trovando cioè molti ostacoli sul suo cammino: troppi fantasmi e informazione scorretta. Una grande sfida per l'Italia del futuro è sotto attacco…la proposta di innovazione deve essere condivisa, metabolizzata, spiegata affinchè diventi "innovazione" realizzata. Tutti gli altri Paesi del mondo stanno adottando LNG, noi NO.

Vedi anche Sole 24 ore e AdnKronos.

Mangiasmog italiani in USA: innovazione di prodotto e di canale

La rivista on line ICT-pro presenta una innovazione (*) molto utile per "pulire" l'aria, ideata e realizzata da un'azienda italiana "is TECH". Potete leggere l'articolo qui. Ciò che mi ha colpito è il canale di informazione, di sviluppo e di business che è stato scelto per "sbarcare" in USA: si tratta di una associazione no-profit, Bridges to Italy. Lo scopo dell'associazione è aiutare le eccellenze italiane a crescere sul territorio americano: Is TECH potrà così operare in una partnership pubblico-privata PortTech LA e con la Tech Coast Angels californiana, la più grande associazione di Business Angels degli Usa, entrando in contatto con capitali e con importanti esperienze manageriali statunitensi.  

Da oggi seguirò la rivista on line degli informatici italiani, ICT-pro, che ha un approccio moderno alle tecnologie: monitorare e pubblicizzare lo sviluppo sociale ed economico soddisfatto e facilitao dalle tecnologie digitali. Sinora i media fanno il percorso inverso, dalle tecnologie alle esigenze !

(*) Lo strumento in questione si chiama APA – Abbattimento Polveri Atmosferiche – ed è stato presentato da Is TECH Innovation in Sciences & Technologies alla recente fiera Ecomondo di Rimini. Già battezzata macchina mangia smog, APA è in effetti una piattaforma intelligente e multifunzione per la depurazione dell’aria dalle polveri sottili e dalle sostanze inquinanti nocive per la salute, adatta ad ambiti industriali e urbani. I dati tecnici qui. Guardate qui sotto due videoclip, una animazione ed una intervista: