Riflessione sulla guerra Russia-Ucraina

Come si comporta l’individuo? Ci sono dei modelli di comportamento a cui le persone si conformano? La domanda è piuttosto impegnativa! Sono stati scritti molti libri, nelle più diverse discipline, per dissertarne.

Secondo Otto Scharmer “molto o quasi tutto dipende da che cosa l’individuo vede e sente “. L’individuo, e anche la società possono quindi “vedere” e seguire un circuito distruttivo, indicato col termine  ASSENZA (absencing) o un circuito creativo della PRESENZA (presencing): Otto Scharmer ne parla a lungo in due articoli che trattano a fondo la guerra tra la Russia e l’Ucraina.

Nella figura 1 vedete la rappresentazione grafica che Otto Scharmer ci dà per i due circuiti:

Il circuito dell’ASSENZA è costituito da ignoranza, odio e paura: la mente, il cuore e la volontà si chiudono e “la colpa è sempre di qualcun altro, non nostra”. Potremmo identificarlo dicendo che è il “campo della distruzione”.

Il circuito della PRESENZA è curiosità, compassione e coraggio: la  mente, il cuore e la volontà sono aperte. Possiamo agire e connetterci agli altri. Potremmo dire che è il “campo della “co-creazione”.

Esempi collettivi? Ce ne sono molti e ne citerò alcuni.

ASSENZA

  • La guerra russo-ucraina: il punto cieco di Putin, oggi, anno 2022.
  • L’Occidente che si espande nei territori della ex Unione sovietica.
  • Il mondo che scredita o ignora la scienza del clima.
  • L’attacco islamista dell’11 settembre 2001 alle torri gemelle a New York.

PRESENZA

Guerre, affliggono ancora molti Paesi, ma sono in declino, come mostrano i dati.

  • Schiavitù e diritti civili: progressi in molti Paesi.
  • De-colonizzazione: scomparsa la colonizzazione, cioè quella di un Paese che sottomette un altro Paese e lo sfrutta socialmente ed economicamente.
  • Donne: progressi in quasi tutti i Paesi, resta tanto da fare ma si procede.

La mia personale consapevolezza è che viviamo, oggi, un periodo di transizione: la trasformazione sociale e spirituale è dietro l’angolo. Non sappiamo esattamente quando accadrà, ma ci sono tanti segnali che ne preannunciano l’arrivo. Le nuove generazioni (alpha e millennium), che ci sostituiranno, condurranno il mondo a partire dal 2030-2040.

Potete leggere i due articoli di Otto Scharmer, tradotti in italiano da Paolo Fedi a questi indirizzi Internet:

Articolo 1: https://fedi-paolo.medium.com/otto-scharmer-putin-e-il-potere-dellazione-collettiva-dalla-consapevolezza-condivisa-una-cea23563f080

Articolo 2:  https://fedi-paolo.medium.com/otto-scharmer-putin-e-il-potere-dellazione-collettiva-dalla-consapevolezza-condivisa-parte-2-ba3036a32610

Conclusioni

I due articoli trattano il caso della guerra russo–ucraina e ci mostrano la capacità di Otto di valutare la crudeltà russa e il coraggio ucraino. La guerra, dice Otto Scharmer, è qualcosa di “vecchio”, è una modalità obsoleta di risolvere i problemi tra nazioni: essa fa riferimento al modello “absencing”.

In tutti e due gli articoli c’è qualcosa che mi ha colpito e che sintetizzo con questa affermazione che ho letto nel primo articolo: “ Putin ha un punto cieco quando si tratta di azioni che nascono dal cuore e da una consapevolezza condivisa del tutto”.

Otto Scharmer pensa e scrive per sistemi!

C’è ancora un punto su cui riflettere. Quando succede che le persone s’impegnano a FARE qualcosa per cambiare sé e/o il sistema esterno a loro? Otto Scharmer se lo chiede a pagina 9 del secondo articolo e scrive “il passaggio all’attivismo è avvenuto quando hanno sperimentato una connessione personale alla causa attraverso la famiglia o un amico intimo. In altre parole: è successo quando hanno avuto un’esperienza che ha toccato (aperto) il loro cuore”. 

Otto Scharmer ci dice che è l’esperienza che attiva le persone e che questa apre il loro cuore: allora la persona agisce .

La transizione

Oggi viviamo in un periodo che ho chiamato TRANSIZIONE.  E' un periodo che arriva dopo un lunghissimo "primo tempo" che nasce col big bang, 13,8 miliardi di anni fa. Dura una ottantina d'anni dal 2022 sino al 2100. 

Lo so, sì, sono tutte ipotesi nate nella mia mente: confermo. Ho poi pensato che potevo scrivere un libro e l'ho fatto: è stato pubblicato su Amazon qualche giorno fa.

Che cos'è questo libro? che cosa dice? a chi lo vorrebbe dire? è sufficiente un libro o serve un PROGETTO? Sono le tante domande che hanno frullato nella mia mente per alcuni mesi. Ora sono pronto a raccontare in breve le risposte!

IL LIBRO

Il libro è un viaggio, in cui si esplorano i prossimi anni sino al 2100. Il libro ci aiuta a preparare lo zaino, a riflettere sulle esperienze di viaggio e a "fare", cioè agire durante il viaggio su quanto il mondo ci proporrà.

Il libro è un manuale, perchè ci sono 8 esercizi per fare esperienza su di sè e sui compagni di viaggio.

Il libro ci propone dei contenuti, articolati intorno a sette sfide. La SFIDA è una parola piuttosto ricca di contenuti: essa infatti ci presenta il problema e le diverse possibili soluzioni. La sfida più intrigante è "l'umano ibrido" che ci pone domande piuttosto complesse sul possibile futuro.

Il libro si fonda sul presente, sulle conoscenze note oggi e spesso non note al lettore che non può conoscere "tutto".

Può il libro dare tutte le risposte? NO, perchè le parole non possono sostituire la "vita" come diceva Borges e come Magritte raccontava con la sua pittura ("c'est ne pas un pipe" è il quadro che presenta una pipa e dice che … non è una pipa).

Serve un progetto, così abbiamo pensato con un gruppo di amici.

IL PROGETTO

Sì, serve un progetto per generare una esperienza. Il libro è un facilitatore, ma non è il solo ad aiutare il viaggiatore. 

Chi sono i viaggiatori, destinatari dl progetto? Sono i giovani che si possono descrivere attraverso le classi di età: la generazione alpha (nati dal 2005 in poi), la Z (dal 1995), i Millennials (dal 1982).

Chi sono i progettisti? Siamo in 5+1 persone intorno ad un tavolo, per ora digitale.  Ecco i loro nomi: Silvia Mirandola, Aldo Romano Innocenti, Piero Sammartino, Alberto Cappato, Stefano Termanini, Renzo Provedel.

Otto Scharmer dice che 5 persone possono cambiare il mondo, quindi siamo il numero sufficiente! Varcheremo le "colonne d'Ercole" per cercare e trovare buoni contenuti e buone esperienze da proporre. A presto!

 

 

BIOMIMICRY: il nostro prossimo mentore.

BIOMIMICRY: è la natura che diventa il nostro mentore. Si può fare subito.

Silvia Mirandola e Diana Tedoldi spiegano la biomimicry in pochi minuti in un video: https://www.youtube.com/watch?v=e-mqjtbNnoQ

Sì, la natura può diventare il nostro miglior consigliere; ha un'esperienza enorme, si può dire che abbia provato "tutto; noi umani l'abbiamo classificata in flora, fauna e funghi. Conta migliaia, anzi milioni di specie. Noi umani l'abbiamo già depotenziata, facendo scomparire migliaia di specie, ma ce ne sono ancora milioni, perchè la natura include, ad esempio, gli insetti che sono milioni di specie diverse.

La natura è parte del sistema, anche noi siamo parte del sistema ma siamo comparsi, qui sulla Terra, solo un paio di milioni di anni fa (homo erectus) e 200.000 anni fa come home sapiens. Oggi viviamo in un periodo, che chiamo "la transizione", con un alto rischio che potrebbe portarci ad una radicale riduzione numerica o aprirci un futuro evolutivo molto ricco di sfide ed eventi. La natura è la nostra alleata di prima scelta!

 

Materiali a chilometro zero

 

Nath Bonnì ha scritto un articolo molto evocativo e ispirativo.

S'intitola "L’abitare sostenibile: quando architettura e design sono cruelty free" : https://www.ultimavoce.it/abitare-sostenibile-architettura-design-cruelty-free/

L'articolo è ispirativo perchè è stato scritto, secondo me, da una mente sistemica, infatti Nath Bonnì connette:

– l'abitare col cibo; 

– l'ecocompatibilità con l'edilizia, 

– i cibi crudi con il cambiamento di vita, 

– l'architettura sostenibile con l'alimentazione.

Nath connette "tutto con tutto", perchè (questo è il mio pensiero oggi) "tutto è connesso con tutto".

Bravissima Nath. Leggete l'articolo, esso vi ispirerà!

 

C’è speranza: viaggio di BRIT nel Sud Italia

BRIT Tour 2021 nel Sud Italia.

Questo Tour è durato dal 6 di agosto al 22 di agosto. E' stato un viaggio esplorativo di lavoro di BRIT nel Sud Italia con lo scopo di incontrare alcune comunità e alcune persone che hanno ideato, guidato e realizzato un cambiamento sociale ed economico rilevante per la comunità locale, cambiando il paradigma corrente verso un nuovo modello molto più produttivo, di sviluppo sociale ed economico. Abbiamo, Federica Benatti ed io, visitato alcune regioni del SUD dove intuivamo azioni innovative ad alto impatto: Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e le città di Siponto, Biccari, Vaccarizzo di Montalto Uffugo, Grottole, San Floro, Favara, Sciacca. Con "visita" intendo una esplorazione dettagliata di alcune iniziative di "rottura" col passato, che avessero portato cambiamenti significativi e osservabili sul territorio locale.

Potete vedere oltre una trentina di videoclip di intervista agli attori principali di tali iniziative; di solito persone che vivono localmente il terzo settore e che hanno avuto la capacità di " immaginare" un possibile migliore futuro e di "realizzarlo".

Trovate tutto questo materiale a questo indirizzo (la piattaforma digitale di BRIT): https://www.mundobrit.com

Siamo arrivati, ad oggi, alla pubblicazione della sesta puntata (Favara) e manca solo Sciacca, ultima nostra tappa.

Quale risultati? E' ancora un po' presto per tirare le fila del lavoro svolto che è stato tanto, perchè oltre alle interviste mirate ai personaggi che hanno creato il cambiamento strutturale nei territori, abbiamo osservato il contesto, dialogato con diversi attori locali, sperimentato attività e fatto esperienze che ancora vogliamo metabolizzare.

Posso però esprimere le prime sintesi che mi sento di condividere e voglio essere sintetico, esprimendole in tre punti:

1. C'E' SPERANZA PER L'OGGI E PER IL PROSSIMO FUTURO, perchè le trasformazioni sociali ed economiche attuate sono diventate ovunque un bene che la comunità locale ha apprezzato, condiviso e partecipato, altrimenti avremmo avuto difficoltà a riconoscerle;

2. IL TEMPO speso per ideare e poi concretizzare è stato di … ANNI, dobbiamo e vogliamo esprimerlo chiaramente; pur essendo state realizzate le iniziative soprattutto da "privati", con contributi economici e finanziari privati ed altri ottenuti dalla vittoria di bandi nazionali ed europei, gli investimenti hanno prodotto impatti significativi sul territorio locale;

3. LE INIZIATIVE SONO STATE REALIZZATE DA "GIOVANI". Questo è un punto chiave per il futuro perchè ci dice che dobbiamo investire sulla ISTRUZIONE dei giovani e, vista la durata necessaria per realizzare e "irrobustire" la strategia, ciò significa che pur partendo oggi dobbiamo pensare alla educazione dei giovani come la risorsa chiave sul lungo termine. La sfida riguarda il lungo termine, non ci sono soluzioni miracolistiche di breve termine se non la capacità di concentrare i primi investimenti sui "giovani", includendovi i giovanissimi, cioè le nuove generazioni 5-6 anni >>>19-25 anni e le donne, che si sono rivelate, a mio avviso, la risorsa più impegnata e più protagonista.

Piano di recupero e resilienza (PNRR) per il Turismo e la Cultura

Ho letto con grande accuratezza il capitolo che tratta l'industria del Turismo e della Cultura. Nel PNRR sono stati assegnati 6,68 miliardi di euroSono tanti o sono pochi? L'industria Turismo&Cultura contribuisce al 15% del PIL. Dite voi se 6,8 miliardi è molto o poco!

Le 15 pagine del PNRR che trattano Turismo&Cultura sono organizzate in 4 capitoli:

– patrimonio, borghi, offerta culturale, offerta turistica

Per ognuno ho scritto un documento di sintesi con qualche commento. Ecco qui di seguito i miei commenti sintetici:

 

PATRIMONIO

I focus dell'attuale PNRR sono:

1. DIGITALIZZARE: non ci sono esempi, piuttosto espressioni astratte come : nuove forme di fruizione, nuovi contenuti, circolazione della conoscenza.

2. ACCESSO: l’enfasi è su aspetti fisici, come le barriere architettoniche. Anche qui le parole utilizzate descrivono “l’astrazione”. Esempi: rimuovere le barriere architettoniche, come affrontare le barriere cognitive, rimuovere le barriere senso-percettive, utilizzo di mediazione culturale.

3. EFFICIENZA ENERGETICA: si pensa soprattutto al sostegno del settore costruzioni e del settore impiantistico.

Non voglio “battezzare” questo approccio solo come tradizionale: è un approccio datato, forse perchè mal affrontato nel passato, cioè con scarsi o nulli investimenti. Dov’è l’innovazione? Il livello di descrizione del PNRR è astratto e quindi non riusciamo a vedere come e dove e perchè investiremo. E i due temi moderni, cioè la digitalizzazione e l’efficienza energetica , non sono espressi indicando i risultati ottenibili ma piuttosto come nuove e generiche opportunità di nuove fruizioni (che vorrà mai significare?).

Proposte

Provo a generare qualche “vista” innovativa, anche per scambiare qualche pensiero tra di noi, che frequentiamo questo social network:

o GESTIRE IL FLUSSO TEMPORALE PER NUOVE “VISTE”. Il materiale dei musei e delle collezioni può essere fruito per capire le evoluzioni nel tempo, la cui ampiezza può essere grande a piacere o piccola a piacere: vedere una collezione di quadri o di manufatti nel corso di qualche secolo o millennio e poterla correlare con altri fenomeni (ad esempio: la popolazione, una tematica specifica, l’evoluzione tecnica/tecnologica) può stimolare la partecipazione attiva dei visitatori e generare nuove comprensione di fenomeni mai esplorati. E’ quindi il "processo" su cui si deve lavorare con la creatività che nasce dalle domande, cioè dai bisogni, e/o dalle risposte che possiamo volere: esse servono a dare libera espressione alla IMMAGINAZIONE;

o CREARE i CONTESTI NEI QUALI SI SONO SVOLTI I FATTI. Ogni oggetto, ogni espressione umana non può essere elaborata/capita se non è contestualizzata. Oggi possiamo creare nel mondo digitale i contesti del passato: il mondo digitale permette di posizionare la collezione digitale di oggetti nei contesti appropriati per ottenere/ricavare un significato. Il materiale fotografico e i video/film che abbiamo a disposizione sono moltissimi: usiamoli.

 

BORGHI

Finalmente i BORGHI! Questo capitolo spiega che si deve investire anche nella valorizzazione di aree periferiche e rurali, facilitando il risorgere di attività artigianali, commerciali, ricettività in primis, e contrastando lo spopolamento.

Credo sia necessario capire se questo riequilibrio tra flussi turistici possa avvenire e quali ne siano le motivazioni. Si tratta di una scelta di vertice, una decisione di “governance” o di un fenomeno “dal basso”, come s’usa dire, cioè attivato dal mercato? La risposta arriva dall’attuale pandemia per il virus COVID 19: nel 2020 le aree montane e quelle marine sono state prese d’assalto dal turismo interno (quello straniero si è ridotto per le difficoltà di movimento tra Paesi, essendosi ridotta quasi a zero la mobilità internazionale). Che cosa è stato “scoperto” dai turisti? Gli attrattori legati alla natura! Cito quelli che ho incontrato nel lavoro di valorizzazione dei borghi, su cui Federica Benatti ed io siamo impegnati da alcuni anni: silenzio e contatto diretto con la natura; passeggiate e biciclettate in mezzo ai boschi, su sentieri ben individuati da sempre, inclusi i “cammini”, legati spesso alla storia religiosa dei luoghi; salite e scalate in alta montagna e su pareti di roccia verticali; visite a luoghi ispirativi, che abbiamo nominato come “ i luoghi del cuore”, ove il paesaggio e lo sguardo su grandi distanze sono gli attrattori principali; visite ai musei locali che raccontano la storia locale di mestieri antichi, spesso abbandonati; attività sportive di ogni genere, che utilizzano la natura (corsi d’acqua, ascese in montagna, scalate, …). E’ sufficiente la risorsa naturale? La risposta è che si deve attivare la risorsa che gli umani possono esprimere: l’ospitalità, che è decisiva e che consiste di almeno due aspetti:

– la RELAZIONE EMPATICA tra chi ospita e l’ospitato, cioè il turista; il turista può esprimere tante esigenze, dalla “residenza temporanea, magari per scopi di lavoro, alla “vita con e nella natura” come esperienza personale di vita;

l’INFORMAZIONE SUL TERRITORIO che può offrire tante possibilità di fruizione: dai percorsi alle strutture museali. 

L’enfasi che il PNRR pone sul patrimonio naturale e fisico è certamente nella giusta direzione; manca l’attenzione e quindi l’investimento nella cultura dell’accoglienza, che è una capacità che deve essere allenata per poter offrire un alto standard di offerta. Oggi il mercato turistico richiede STANDARD ELEVATI , cioè risposte di servizio che trasmettano conoscenze, e informazioni sulle possibili attività ed esperienze.

E’ interessante notare l’uso frequente dell’aggettivo “piccolo”, come per giustificare la distanza tra le “grandi opere” di grandi artisti nelle grandi città mentre i centri “minori” offrono l’arte…ma in tono minore. Purtroppo resta questo senso di differenza, che precipita nel senso di “minore” e piccolo. Le cose non stanno come vengono raccontate perché i bisogni del turista, oggi, sono nella direzione della ESPERIENZA, che è legata a tre risorse: la natura, la relazione con le persone locali, le opportunità di fare e imparare.

 

OFFERTA CULTURALE

Questa parte del PNRR affronta in priorità il tema del “CINEMA” che viene finanziato con interventi strutturali, specie CINECITTA’. Poi seguono gli EVENTI e gli OPERATORI dell’OFFERTA, cioè dell’industria culturale e creativa.

EVENTI

L’obiettivo principale è RIDURRE l’IMPRONTA DIGITALE DEGLI EVENTI, ossia l’emissione di gas clima alteranti, come l’anidride carbonica CO2. E’ un’azione positiva per migliorare la sostenibilità ambientale, che verrà inclusa negli appalti pubblici; spero che il mondo “privato” segua a ruota perché la consapevolezza diffusa è un buon motore della sostenibilità ambientale e sociale.

CINEMA, CINECITTA’

L’italia è ben posizionata nell’area della produzione cinematografica anche se negli ultimi 20 anni ha perso diverse posizioni nelle classifiche internazionali. Il PNRR investirà 300 milioni di euro per potenziare gli “studi” di Cinecittà, finanziando soprattutto l’Istituto Luce che fu creato nel 1924.

Oggi l’Istituto Luce ha in conservazione il maggiori archivio di film italiani al mondo: essi sono in parte (30.000 film) visionabili in rete, dopo l’accordo con Youtube (nell’anno 2012).

 

OFFERTA TURISTICA

Questa parte del PNRR affronta l’amplissimo settore TURISTICO. Esso viene finanziato complessivamente con 2,4 miliardi di euro. Solo i BORGHI lo superano con 2,72 miliardi di euro.

PIATTAFORMA DIGITALE ITALIA (HUB)

E’ il portale che rende accessibile al turista nazionale e internazionale una VISTA TOTALE dell’offerta di servizi turistici che l’Italia offre: vuole facilitare la preparazione del viaggio e la permanenza nelle località d’interesse. Vuole anche dare servizi differenziati per tipologia di turista: viene citato il turista asiatico e il turista che vuole essere sostenibile.

SOSTEGNO E SUPPORTO AGLI OPERATORI “IMPRESE”

Attraverso: crediti fiscali per 530 milioni, FONDI della Banca Europea degli Investimenti per 748 milioni, FONDI del Fondo Nazionale del Turismo per 150 milioni, Centrale di Garanzia (per il credito alla imprese) per 358 milioni, facilitazione di interventi dei Fondi privati per acquisto e/o rigenerazione di attività di servizi turistici, specie nel Sud Italia.

ROMA

ROMA è centrale in questa sezione del PNRR; è il punto di partenza per esplorare altre Regioni in altri luoghi di attrazione e di servizi. Questa idea si può classificare come “MESSA IN RETE ” ed é certamente una ottima idea progettuale.

GUIDE TURISTICHE

Uno dei primi contatti del turista col territorio avviene attraverso le guide turistiche. Si vuole dare alle guide turistiche una regolamentazione professionale sui principi fondamentali del servizio creando così uno standard adeguato alle aspettative del turista. Gli investimenti e le nuove regole professionali per le guide turistiche appaiono come necessarie e positive.

Commenti e Proposte 

Ci sono alcune “attenzioni” su cui si potrebbe riflettere per investire con maggiore efficacia. Cito due punti sensibili:

GRANDI EVENTI significa grandi progetti, ossia concentrazione di grandi masse di denaro su pochi progetti, il cui affidamento e la cui progettazione fanno emergere diversi rischi; il primo rischio è (ed è paradossale, ma è già successo più volte) la bassa qualità del prodotto-servizio eseguito e il grave rischio di una cattiva gestione del denaro pubblico; perché non generare, con l’aiuto pro-attivo dei fruitori TURISTI, un insieme di PRODOTTI-SERVIZI DI MEDIA e PICCOLA TAGLIA, realizzabili a basso costo unitario, perché DIGITALI.

HUB: è una piattaforma complessa, già tentata nel passato con insuccesso; perché non proporre a livello Italia una gara tra imprese , anche startup innovative, anzi direi soprattutto per loro, con la finalità primaria di produrre l’idea prototipale e la costruzione di un PROTOTIPO e non subito il PRODOTTO-SERVIZIO definitivo, chiedendo ai TURISTI una collaborazione per capire la FRUIBILITA’ e PARTECIPARE alla PROGETTAZIONE.

 

 

 

 

 

Il leader imperfetto

Gianfranco Goeta esplora i fondamentali della leadership e ne fa una mappa per i lettori del suo ultimo libro intitolato "il leader imperfetto". Oggi guida l'azienda "Astro Leadership e impresa", dopo aver fondato e guidato SCOA, la prima azienda di Coaching in Italia.  

Sono molti i libri e i percorsi formativi che hanno trattato il tema della leadership e ogni manager ne fa esperienza sul campo, nella organizzazione in cui lavora e in qualche seminario impegnativo, perchè esperienzale e magari "outdoor".

Sappiamo già tutto, dunque? o vale la pena leggere il libro di Goeta e riflettere sulla propria leadership?

Penso che sia utile e sfidante procedere ad una lettura del libro, purchè la intenzione con cui lo si fa abbia una direzione, che potrebbe essere quella di riflettere sul "come", oggi, agiamo: è una specie di cartina di tornasole che ogni tanto è bene fare su se stessi.

Che cosa racconta il libro che testimonia la sua utilità?

Secondo me ci sono due punti molto sensibili, provo a raccontarli. 

Il primo è che la leadership che pratichiamo deve essere uno stile di vita, un comportamento autentico, con alcuni obiettivi, che dovremmo verificare con gli altri attori con cui agiamo;  chiamiamo "stakeholder" questi attori oppure li consideriamo come parte del "sistema" dentro cui operiamo

Il secondo punto sensibile è la nostra azione che impatta, è cioè il FARE, che ci permetterà di farci conoscere o ri-conoscere; la leadership è quindi una guida, un dare e ricevere aiuto, è ascolto, è fare insieme.

Il libro dice tante altre cose. L'immagine di questo blog è tratta dal film "The Post", che viene utilizzato da Goeta come ispirazione per il capitolo 2 del libro, intitolato "LEADER IN AZIONE". Il film "The Post" e’ uno dei cinque film che vengono scandagliati nel libro per capire come funziona la leadership, che è vista come danza corale che include ma trascende le qualita’ personali e professionali di un individuo: come tale puo’ prendere corpo solo nella inter-azione fiduciaria con la comunita’ di cui l’individuo fa parte, messa di fronte a un problema che richiede un salto di qualita’ per essere risolto. 

Potete andare qui per supportare l'azione che Goeta sta facendo per diffondere questa "lettura" della leadership, che è anche una lista di controllo per capire come "tu sei messo", ossia qual è la tua mappa: https://bookabook.it/libri/il-leader-imperfetto/

 

 

150 grandi aziende si alleano per una società sostenibile a “zero carbon”

ho letto ed analizzato l’articolo ”over 150 global corporations urge leaders for net zero recovery from COVID-19”. Il titolo spiega bene il senso che l’articolo vuole promuovere: il corona virus segna l’avvio di una forte “spinta” sui leader del mondo  per una società che allinei aziende e governi ad una economia “zero carbon”. Quando abbiamo fondato SOSLOG, era il 2005, la consapevolezza delle aziende e delle grandi multinazionali, su questo obiettivo, era vicina allo zero. L’articolo esprime un possibile pensiero condiviso e mi richiama alla mente la “carta di Padova” promossa da SOSLOG, che vuole essere l’espressione condivisa delle associazioni italiane che sono orientate alla “sostenibilità”.

Ho letto le dichiarazioni di 27 CEO di aziende: estrarrò, qui di seguito, le parole chiave, giusto per capire le intenzioni professate in questa iniziativa denominata “Science based Target”. Il motto dichiarato nel logo è: "driving ambitious corporate climate action”. Il nome dell’iniziativa richiama la scienza , e la sua funzione di “credibilità”.

Vediamo dunque che cosa ho estratto dalla lettura delle intenzioni:

– EDF: “develop a better model”,

– DANFOSS: “emission reduction through energy efficiency in buildings, manufacturing, electrification of transport”,

– NESTLE’: "net zero greenhouse emission by 2050”

– Grupo Rede Electrica: “decarbonizing the economy carry plenty of opportunities for job creation and economic development and they are indeed sustanaible in the long term”,

– SCANIA: “ sustanability as a center piece…taken by government”, “we can decarbonize heavy transport and we are determined to do our part”,

– ENEL: “align all our efforts for recovery with SDG 13”,

– PERNOD: “every one running their business in an environmentally sustainable way”,

– ELECTROLUX: “addressing climate change is as urgent as ever”,

– ADOBE: “a unique opportunity to make climate action a central part of rebuilding the global economy”,

– SCIENCE BASED TARGET initiative: “offers resources and guidance to reduce barriers to adoption and indipendently assesses and approves companies targets”.

Parole chiave che ho estratto, in quanto numerose e in quanto affermazioni di voler fare delle aziende e di voler "vedere fatte" dai Governi:

SOSTENIBILITA’,  CLIMA,  EFFICIENZA, DECARBONIZZAZIONE, ELETTRIFICAZIONE TRASPORTI, OCCUPAZIONE, NUOVO MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO, ONU AGENDA 2030, URGENZA, ALLINEARE, EFFICIENZA ENERGETICA EDIFICI, GAS SERRA, LUNGO TERMINE.

Conclusione

In positivo vedo 150 aziende che “ci mettono la faccia” adottando affermazioni che abbracciano e sostengono i 17 SDG (sustanaible development targets) della agenda ONU 2030, e le azioni per ridurre i gas serra e, in generale, le emissioni nocive in atmosfera. Non ci sono dati verificabili di questi impegni, ma le affermazioni dei CEO dovrebbero indicare la strada che si sta percorrendo o che si vuole percorrere per agire sui cambiamenti climatici. E’ un primo passo.

Le azioni indirizzate alla sostenibilità si fanno su di un orizzonte di lungo termine, tanto che ora viene indicato come anno target, per lo "zero carbon emission”, il 2050…ricordate che si è passati dal 2000, al 2020, poi al 2030 ed ora al 2050: le parole non si trasformano in azioni e in risultati misurabili, rispettando gli impegni presi nelle sedi istituzionali.

C’è però un silenzio che si riconosce facilmente, anzi diversi silenzi. In primis non si legge l’impegno per cambiare radicalmente il sistema economico, indirizzandolo verso stili di consumo orientati all’immateriale, ossia al non tangibile, con effetti positivi sulle emissioni ambientali. Poi non vedo impegni per ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche…la ricchezza e il reddito continuano a raccontare una società altamente diseguale, con concentrazione di potere decisionale in poche mani.

Insomma, c’è tanto da fare!

Corona virus: opportunità per cambiare rotta?

Ho pubblicato sul Pannunzio Magazine l'articolo che segue per offrire una "vista" sul corona virus, la vista delle opportunità per gli umani. Eccolo. 

Vorrei riassumere ciò che vedo e sento intorno a me, in questi primi mesi del 2020, con un motto: “il corona virus è la più grande opportunità, mai ricevuta dagli umani, per cambiare rotta”. Cercherò di raccontare questo fenomeno e di farmi capire! Incomincio dai “numeri” dell’epidemia.

I numeri dichiarati ufficialmente

Parto dai media, includendo Internet, che ci mandono, a tutte le ore del giorno, messaggi ricchi di numeri e di racconti, tratti dalla cronaca o da interviste a virologi, scienziati e politici.

Possiamo credere ai numeri che seguono, datati 6 maggio 2020, ora 22:00?         

  • totale contagiati[1] mondo: 3.798.341,
  • totale contagiati Italia: 214.457 (siamo al posto numero 3 per contagiati),
  • totale morti mondo: 262.991,
  • totale morti Italia: 29.684 (siamo al posto numero 4 per morti).

Questi dati aggregati sono raccolti e diffusi da organizzazioni pubbliche e private, che li ottengono, di solito, da istituzioni pubbliche; in Italia è la “protezione civile” che fornisce i dati giornalmente alle ore 18.

Questi dati hanno una credibilità alta perchè provengono da rilevazioni sistematiche e proceduralizzate da parte, soprattutto degli ospedali, che sono regolati dai singoli Stati, siano essi pubblici o privati.

Dobbiamo porci questa domanda: i dati di cui sopra rappresentano e sono la realtà oggettiva dei fatti? La risposta è un chiaro NO, ma questo non deve portarci a pensare che siano una vista distorta o errata: questi dati sono “il meglio” che la società, nel suo complesso, genera e diffonde oggi attraverso i media. E poi c’è ancora un punto molto importante: i numeri ci “parlano” e ci dicono molto solo se li lasciamo parlare! Cioè se li mettiamo in un contesto che dia significato. Analizzerò questo aspetto a breve con una tabella.

Per ora la mia prima riflessione, già solo da questi primi dati, è che:

– ci sono fonti private ed istituzionali che offrono dati; la fonte più seguita è privata;

i dati diffusi NON sono la rappresentazione completa di ciò che è successo e che sta succedendo.

Se andate sul sito della OMS[2] (organizzazione mondiale della sanità, ente dell’ONU) troverete dati molto vicini a quelli che ho segnalato sopra, insieme a valutazioni sui rischi: scoprirete anche che il “mondo” è sotto attacco da parte di agenti patogeni più aggressivi e dannosi del corona virus, anche se i numeri per singola patologia sono minori e la diffusione è contenuta ad aree specifiche.

Che fare allora? Per cercare di capire che cosa stia succedendo ho selezionato alcuni dati e costruito una tabella, essenziale e sintetica, che espongo qui di seguito:

Area

Contagiati

Morti

Popolazione

Contagiati per 100.000 abitanti

Morti per 100.000 abitanti

Mondo

3.798.341

262.991

7.800 mio

50

33

USA

1.252.430

73.711

329 milioni

300

22

UK

201.101

30.076

68 milioni

296

44

Spagna

253.682

25.851

47 milioni

540

55

Italia

214.457

29.684

60 milioni

357

50

Germania

167.575

7.190

84 milioni

200

9

Olanda

41.319

5.204

17 milioni

243

31

Corea del Sud

10.806

255

51 milioni

21

0,5

Tabella 1- stralcio dai dati[3] ufficiali

La situazione attuale nel mondo (vedasi tabella 1), misurata negli ospedali, si può sintetizzare con due numeri: 3,8 milioni di contagiati e 262.000 morti. Tutti i Paesi ne sono colpiti tanto che la OMS ha sancito ufficialmente che si tratta di “pandemia”.   Ci sono luci e ombre sul fronte del trattamento sanitario in concreto; c’è un grande “affanno” sul fronte della sanità pubblica, perchè quasi tutti i Paesi erano impreparati ad affrontare une epidemia così veloce. Il primo sistema ad essere messo in crisi è stato quello della Salute. Gli ospedali, con la sola eccezione della Germania, non erano dotati di sufficienti posti letto di terapia intensiva, cioè quelli con i sistemi meccanici per la respirazione assistita (dal “casco” con ossigenazione forzata, alla “intubazione” del paziente).

Per capire i numeri della tabella 1 è necessario conoscere le strategie dei Paesi, in particolare il “lockdown” (chiusura delle attività produttive e commerciali) e la capacità di operare efficacemente e rapidamente sui focolai d’infezione.

Le informazioni che seguono completano il quadro della tabella 1:

  • Corea del SUD: eccellente la strategia d’individuazione e azione sui focolai d’infezione; i numeri dicono che l’infezione è stata contenuta perchè il tasso di contagio e di morti per 100.000 abitanti è il più basso al mondo (ho escluso la Cina dall’analisi);
  • Germania: eccellente nell’efficienza verso una popolazione di ben 84 milioni di persone; il tasso di mortalità è tra i più bassi al mondo;
  • Spagna: tra i peggiori Paesi al mondo in quanto a controllo del contagio e mortalità;
  • Italia: è stata, dopo la Cina, la prima nazione occidentale ad affrontare, direi in “solitaria”, la sfida del corona virus; ha lanciato un lockdown lungo e “duro” ed è stata in cima alla classifica dei contagi e della mortalità sino a quando è stata superata da USA e Spagna; ha indicato una possibile “strada” a tutti gli altri Paesi del mondo ed è stata elogiata e criticata, al tempo stesso;
  • Olanda: il Governo ha scelto una politica di contrasto basata sul senso di responsabilità della popolazione, procedendo ad un “lockdown”[4] leggero; ha mostrato fiducia, inizialmente,  alla “immunità di gregge”;
  • UK: l’epidemia è ancora in sviluppo per la concomitanza di diversi fattori: decisioni del Governo in ritardo rispetto allo sviluppo dell’epidemia, lockdown morbido (almeno inizialmente), sistema ospedaliero in crisi per carenza di terapie intensive.

Quando sostengo che i dati diffusi ufficialmente non rappresentano la realtà significo che:

  • le metriche usate dai singoli Stati sono disomogenee; le ragioni concrete  sono molte, ma quella che incide di più sul numero dei “contagiati” è la diversa disponibilità di strumenti diagnostici: sono spesso mancati i reagenti per fare i “tamponi”, prima diagnosi dell’attacco del corona virus;
  • mancano all’appello i contagiati e i morti “in casa” e nelle RSA (enti e luoghi per le case dedicate agli anziani),
  • non si conosce, a livello statistico, la stratificazione dell’epidemia, poiché non è stato condotta una rilevazione sistematica dell’epidemia; detto in altre parole non sappiamo quanti siano:
    • i portatori asintomatici: possono essere contagiosi, a seconda dello stadio di avanzamento dell’infezione,  ma non dimostrano i tipici sintomi (rialzo della temperatura, tosse, difficoltà di respirazione) della patologia;
    • i contagiati: conosciamo solo quelli che vengono ricoverati in ospedale;
    • i guariti (sia asintomatici, sia usciti dagli ospedali): non c’è alcuna diagnostica sull’intera popolazione (fattibile con i test sugli anticorpi); conosciamo solo i “guariti” dimessi dagli ospedali.

Molti specialisti e istituti di ricerca chiedono che questa analisi epidemiologica (che sarebbe statistica, cioè condotta su di un campione rappresentativo della popolazione e per “area” geografica) venga fatta con una principale finalità: conoscere, a livello geografico, il rischio di contagio e la situazione “statistica” della epidemiologia

I numeri stimati

Se non possiamo credere al 100% ai numeri consegnatici dalle istituzioni e da enti privati, allora quali sono i numeri a cui riferirci?

La domanda è legittima. Le risposte sono diverse: si tratta di risposte “stimate” perchè si adottano dati e criteri di calcolo soggettivi.

Le mie scelte sono le seguenti e riguardano:

  • il numero di contagiati;
  • il numero dei morti.

Per quanto riguarda il numero di contagiati utilizzo le stime di specialisti del settore Salute, come virologi, direttori di istituti di ricerca, scienziati, ricercatori: il fattore moltiplicativo, da applicarsi al numero di contagiati contati dagli Ospedali, varia tra 10 e 30.

Scelgo il valore intermedio, cioè 20, per cui la stima che faccio è di circa 76 milioni di contagiati nel mondo.

Per quanto riguarda i morti posso usare la ricerca[5] fatta da Milena Gabanelli, apprezzata giornalista, che ha messo a confronto i numeri dei morti nei mesi di marzo e aprile 2019 con quelli del 2020; la differenza è stata attribuita al corona virus e può variare dal 30 al 100% rispetto ai numeri segnalati ufficialmente dagli Ospedali.

Ho scelto il parametro 49% (vedasi anche la tabella 2) per cui il numero di morti che stimo, a livello mondiale, è 392.000.

Tabella 2 – Fonte Corriere della sera, Milena Gabanelli

Questi dati “stimati” si riferiscono al 6 maggio 2020.

Si tratta di piccole o grandi differenze? A voi lettori la valutazione: ciò che volevo evidenziare è che non abbiamo oggi una “metrica” ufficiale che includa e rappresenti tutto il fenomeno. Ci sono spazi di miglioramento in un contesto che NON ci offre una lettura completa dei fenomeni. Ne possiamo tenere conto e chiedere alle attuali “governance” sistemi di misura omogenei, trasparenti e completi.

Nel futuro vedremo numeri più alti, in funzione dello sviluppo della pandemia.

La strategia di contrasto al corona virus

Come si sono comportati i diversi Paesi a fronte della sfida corona virus? Questa è la domanda.

Nonostante le grandi “unioni” di Paesi (es. Unione Europea e USA), i comportamenti sono stati i più diversi. C’è tanto da fare per far crescere la collaborazione e lo scambio d’informazioni, anche se dobbiamo considerare la complessità di sistema, a cui quasi nessun governo era preparato con l’idonea strumentazione, di pensiero e d’azione collaborativa.

Qui di seguito un “assaggio” di confronto tra Paesi.

La mia seconda riflessione riguarda la strategia di contrasto al virus:

– solo la Corea del Sud ha attuato la strategia vincente, quella della rapidissima ed efficace azione selettiva sui focolai d’infezione, mentre tutti i Paesi hanno adottato una strategia NON selettiva, ma estesa a tutto il territorio, con piccole differenze attuative a livello locale;

– la Germania è stato il Paese più rapido ed efficiente nel contrastare il contagio e nella cura delle persone contagiate.

Gli Stati hanno mostrato, in generale, due problemi:

– bassa velocità di risposta, come se il contagio non fosse stato intercettato in tempo (effetto “sorpresa” o incompetenza?),

– resilienza ridotta o impedita da politiche sanitarie di prevenzione fondate sui tagli di spesa e NON sui rischi, peraltro segnalati dalla comunità di ricercatori e medici (effetto “arriva il lupo” o incapacità della politica ?)

Il quadro non è però completo se non portiamo dentro alla lettura di sistema alcuni fattori che riguardano i “decisori”, quelli cioè a cui la popolazione ha delegato, attraverso le elezioni, la “governance”. Provo ad elencarli:

  • i comportamenti di governance della salute sono di breve termine, di solito un anno; il lungo termine, come 5-20 anni, non è stato mai pianificato, forse mai pensato, anche se gli stimoli esistono, come l’agenda ONU 2030 e i programmi della Unione Europea che si spingono al 2050 per alcuni temi (sostenibilità in primis),
  • i problemi tradizionali di deficit di bilancio, le regole della comunità di appartenenza (vedasi Unione Europea); la scarsa esperienza nelle scelte di “precauzione”; la grande incompetenza sui sistemi “biologici”: tutti questi fattori hanno concentrato l’attenzione soprattutto su fatti e problemi che vivono nella “attualità”, come la tassazione, gli incentivi, le politiche per l’occupazione.

Possiamo o dobbiamo “assolvere” la classe politica? Ognuno può pensarla a modo suo, ma abbiamo gli strumenti per valutare; ne ho scelti due:

  • capacità di relazionarsi con la comunità scientifica e di accogliere la loro “lettura” del problema, sia prima, sia durante l’epidemia; il Governo italiano attuale, a mio avviso, ha fatto la scelta giusta, quella di integrare gli scienziati e gli enti più autorevoli nel processo di analisi e di intervento sull’epidemia;
  • capacità di chiedere alla popolazione un impegno di “contrasto al corona virus” attraverso il “lockdown”: alcuni, come il governo italiano, ha adottato una strategia di alta intensità e durata; altri come il governo olandese di aperto contrasto alla scelta mondiale di lockdown, immaginando una impossibile “immunità di gregge”; altri ancora, come il governo USA hanno ignorato l’epidemia per poi ritrovarsi, in casa, un dramma di proporzioni enormi, e decidere di dare priorità all’economia, rispetto alla tutela della vita dei propri cittadini. 

La sfida del cambiamento di contesto

L’attuale “governance” dei Paesi è condizionata soprattutto dall’economia. Cito i fattori economici sui quali c’è più dibattito e più attenzione: l’occupazione (dovrei dire, oggi, la disoccupazione, che cresce nella maggior parte dei Paesi); il fabbisogno finanziario, espresso col parametro “deficit di bilancio”; l’impatto della tecnologia digitale sul lavoro e sul comportamento sociale.

In questo quadro economico ci sono due “sfide” alle quali viene dedicata un’attenzione che potrei definire “marginale”. Il termine marginale NON significa che la società e i Governi non se ne occupano, ma che questi NON ne riconoscono  consapevolmente gli impatti ed i rischi, e soprattutto, non hanno consapevolezza sul lungo termine; sembrano cioè delle sfide fuori controllo perchè vale, secondo me, il principio che “l’energia segue l’attenzione”. Detto in altre parole: se non dò attenzione alla sfida, allora NON agisco e non dò l’energia (competenze, scelte economiche, regole, ecc.) necessaria e congruente col rischio. Quale rischio? la sopravvivenza degli umani.

Le sfide, dicevo, sono due.

La prima è quella “biologica” che nasce dalla struttura organica della Terra. Gli umani, la fauna, la flora, i funghi vivono il processo detto di “evoluzione” da quasi un miliardo di anni e si replicano. L’aria, come la conosciamo oggi, col suo 21% di ossigeno, si è formata circa 2,4 miliardi di anni fa, grazie ai ciano-batteri.  Inoltre questi “replicanti” sono in interazione sempre e ovunque. Costituiscono sistemi complessi e pertanto una gran parte degli effetti delle loro interazioni sono imprevedibili.

Il corona virus è un ottimo esempio. Il corona virus faceva parte del sistema animale ed è passato all’uomo alla fine dell’anno 2019. La lista dei “patogeni” già agenti sul sistema biologico terrestre è piuttosto lunga e l’OMS può elencarli.

La seconda sfida è detta “sostenibilità” ed è oggi rappresentata da una tripletta di sfide: ambientale, sociale ed economica. Quella ambientale è la più nota e si esprime con termini quali: emergenza climatica, emissioni nocive nell’aria e nelle acque, contaminazione delle risorse naturali con elementi dannosi per la salute, raccolta differenziata dei materiali di scarto, efficienza energetica, energie rinnovabili.

Quella sociale si esprime come “la nuova schiavitù” delle persone (es. emigranti che lavorano senza diritti, lavori ad alto rischio senza precauzioni) e il diverso trattamento normativo, sociale ed economico dei generi.

Quello economico riguarda la mancanza di consapevolezza dell’allocazione delle risorse finanziarie sul lungo termine, per cui i Paesi agiscono soprattutto sui valori materiali, il PIL in primis, e NON pianificano su orizzonti temporali lunghi; infatti non esistono piani a 30-50 anni, né ricerche e analisi di lungo termine sui contesti, sulle tecnologie, sui sistemi di governance.

La mia terza riflessione riguarda perciò il cambiamento di contesto. I decisori hanno dato poca attenzione alla sfida “biologica”, come se essa si trovasse fuori dal perimetro di osservazione e d’interesse; come se un rischio, appunto quello “bio”, fosse stato ignorato e trascurato.

E’ urgente, direi vitale, che la biologia venga posta al centro dell’attenzione dei Paesi, della governance, della società umana. Il corona virus ci dovrebbe aver “svegliato”: ecco perchè lo considero “l’opportunità” contemporanea più rilevante.

La sfida dell’Economia

Oltre alle due sfide connesse alla natura della Terra, e cioè biologia e sostenibilità, dobbiamo aggiungere una sfida che nasce dalle convenzioni che gli umani si sono date per lo scambio di beni e di servizi: l’economia.

Ci vogliamo e dobbiamo porre la domanda chiave: cambierà l’economia per effetto del corona virus? E se la risposta è SI’, allora come cambierà? Sarà la resilienza a risolvere o servirà un cambiamento radicale del sistema economico? Come potrà cambiare la vita degli umani?

Qualunque fosse la risposta, dovremmo essere davvero prudenti nell’accoglierla! Il sistema nel quale viviamo è complesso per diversi motivi: non conosciamo la “natura” della Terra a sufficienza; non pensiamo per sistemi ma ancora ragioniamo in modo lineare quando, invece, i sistemi dentro ai quali viviamo sono NON lineari (cioè con effetti imprevedibili).

La scelta che vi propongo è semplicemente quella di “vedere” le possibilità che si rivelano oggi a fronte di una perturbazione che tutti abbiamo sotto gli occhi: il corona virus. Le fonti a cui mi sono rivolto, per capire, dicono che:

  • dovremo convivere col corona virus per un periodo di almeno due anni, sino alla comprensione della sfida che ci ha posto e sino alla creazione dei presidi sanitari per contenerla o eliminarla (farmaci, vaccino, strumenti diagnostici e di monitoraggio);
  • l’impatto sulle economie del mondo sono le peggiori mai viste e sono paragonabili ai grandi eventi negativi del passato, come la grande depressione del 1929 in Usa, come le maggiori pestilenze (la peste, la spagnola, l’asiatica);
  • la dimensione globale della popolazione (circa 7,8 miliardi oggi, e in prospettiva 11 miliardi al 2100) entra nello scenario con una forza diversa rispetto al passato quando essa veniva misurata in milioni.

Vediamo qualche numero che ci dà il quadro della situazione attuale:

  • caduta del PIL annuo europeo intorno al – 7%;
  • caduta del PIL italiano nel 2020 intorno al -10%;
  • incremento della disoccupazione negli USA di circa 30 milioni di persone;
  • interventi economico-finanziari dei grandi Paesi per circa 1000-2000 miliardi di euro ciascuno,
  • scomparsa di molte aziende dallo scenario economico per due fattori, quello finanziario, quello operativo (diseconomie non gestibili per le misure di distanziamento sociale e per le precauzioni da adottare): la stima è di una perdita del 20-30% di soggetti economici attivi sul mercato.

Possiamo e vogliamo anche portare alla luce le risorse a nostra disposizione, oggi, per affrontare la sfida “bio” del e dei virus. Sono tante e potenti.

Ne ho selezionate tre che possono aiutarci:

  • la digitalizzazione: in questa attuale emergenza è utilizzata soprattutto per lavorare da remoto, in modalità che è detta “smart working”; ma essa è presente già in profondità nei sistemi operativi (logistica, produzione distribuzione dell’energia, comunicazione) e decisionali (simulazioni, ricerca, analisi di fenomeni);
  • l’intelligenza artificiale: la digitalizzazione è il fattore abilitante, ma l’intelligenza artificiale (IA) è soprattutto l’uso di algoritmi logici e matematici per definire e risolvere problemi con una prestazione superiore a quella degli umani, anche se per domini verticali ben definiti: ad esempio con l’IA si possono visualizzare gli spazi e riconoscere i soggetti/oggetti ivi presenti, e possiamo far muovere sistemi robotici in zone pericolose, non per umani;
  • la tecnologia per la trasformazione del DNA, possibile con la tecnologia CRISPR/cas9[6] che ci permette di inserire e sostituire segmenti di DNA con catene sintetiche sino a produrre “ibridi” (caso dell’escherichia coli, Cambridge, 2018)[7]

 Che cosa potremmo dunque “vedere”, osservando l’economia, nei prossimi anni? Possiamo pensare a tre scenari, piuttosto distanti tra di loro:

  • un “ritorno” al passato. Si sono trovate le soluzioni “medicali” per far scomparire il corona virus, le misure di ”distanza sociale” sono state tolte, le aziende produttive e di servizio si sono adattate durante i due anni di crisi, e continuano a immettere sul mercato i prodotti/servizi usuali; è stato un brutto periodo ma la “società” vuole tornare allo schema di consumo precedente il corona virus;
  • un “next to normal”. Si torna ad una “normalità” vicina a quella precedente, ma l’esperienza, durante i due anni di crisi, ha portato delle novità e sono emerse nuove aziende di innovatori; il lavoro da remoto è aumentato tantissimo, la ristorazione ha aperto nuovi servizi di asporto e di consegna “porta a porta”, i consumatori e gli utenti dei servizi hanno cambiato alcune loro abitudini per cui ora vanno in vacanza nei borghi storici italiani (non solo estero) e molti si sono trasferiti dalle città verso piccoli comuni, anche in zone marginali del Paese; la globalizzazione sta rallentando e alcune lavorazioni industriali sono tornate nei Paesi d’origine; l’economia sta cambiando, lentamente;
  • un cambiamento radicale. L’economia non è più la stessa: molti Governi hanno concordato di cambiare la metrica del prodotto nazionale da PIL a BES[8] (benessere equo sostenibile), la mobilità elettrica e a idrogeno stanno soppiantando la trazione termica, i consumi di servizi culturali stanno crescendo a due cifre e l’impegno per migliorare il clima ha sostenuto grandi investimenti sull’ambiente e sulla socialità.

Potete scegliere uno scenario, tra quelli proposti, o costruire una soluzione ad hoc che prenda ispirazione dai tre scenari.

Il futuro sembra imprevedibile. Ma è davvero imprevedibile? Possiamo costruirlo? SI’, questa è l’ispirazione che vorrei dare.

Conclusioni e ispirazioni

Ad oggi la costruzione del futuro sembra un esercizio, un gioco forse divertente.

C’è sullo sfondo una riflessione che vorrei esprimere qui ed ora: le sfide nei prossimi anni, e penso al 2021-2100, sono “toste” perchè le nuove abilità umane, come la trasformazione del DNA e l’intelligenza artificiale, si sviluppano in uno spazio di evoluzione mentale che non viaggia alla stessa velocità.

Gli umani dovrebbero migliorare la loro consapevolezza su almeno tre dimensioni: quella individuale, ossia quella delle loro intenzioni; quella sociale, ossia come ridurre le diseguaglianze sociali tra Paesi e tra persone; quella ambientale, perchè la Terra è uno spazio limitato e complesso, abitato da tante specie “vive e replicanti”, che è già oggi incapace di metabolizzare le emissioni nocive degli esseri viventi. E, se non bastasse, c’è anche una distanza interna agli umani, tra il loro passato e il loro futuro.

Il corona virus sta generando una riflessione in tutto il mondo.

Chi dovrebbe raccoglierla ed agire ? NOI. Gli strumenti per evolvere, cioè per cambiare il “sistema” e per capirlo ci sono.


[1] Fonte dei dati su contagi e morti: worldometers.info/coronavirus

[2] OMS: https://www.who.int/

 

 

[3] Fonte: worldometers.info/coronavirus

 

 

 

Corona virus. Quali futuri possibili?

Giorgio de Chirico

I dati che vengono riportati dai media, sul corona virus,  sono diffusi attraverso la televisione e Internet. Sono i dati numerici delle protezioni civile e dei Governi, e quelli "soggettivi", pro e contro le scelte dei Governi. Criticare è facile, fare proposte su scala nazionale o mondiale ben più difficile. L’effetto che “sento” è quello che siamo impreparati e fragili, come specie umana.

E' legittimo fare critiche ed è anche inutile. E' soprattutto inutile mostrarsi sdegnati o sorpresi. Cercherò di spiegarmi. La mia prima considerazione riguarda l'errore, sì proprio l'errore.

Ho maturato le mie "mappe" da quanto vivo ed osservo sul fenomeno corona virus e quindi mi metto in una posizione razionale che enuncio come segue: ogni giorno impariamo e progrediamo grazie agli errori e mi domando perchè abbiamo escluso l'errore dalla nostra quotidianità.

Il Governo italiano, per quello che ho osservato e capito, ha fatto tre scelte strategiche: relazionarsi con la "scienza" e utilizzarla per capire il fenomeno del corona virus, utilizzare gli ospedali e la struttura del servizio nazionale per l'intervento concreto sul territorio, usare la "distanza sociale" e la quarantena per cambiare la curva dei contagi (abbassandola e allungando i tempi) e sostenere meglio, con la struttura operativa del sistema "salute", l'impatto del corona virus sulla capacità degli ospedali pubblici di far fronte al corona virus, con una capacità d'intervento limitata (es. posti letto, mezzi di terapia intensiva, ecc.).

Sono stato superficiale ma spero di aver trasmesso la complessità di quanto stiamo affrontando.

Dunque, il Governo ha fatto errori? Sì.

Ha scelto una strategia coerente con le risorse disponibili? Secondo me, sì.

Che cosa hanno fatto i cittadini? Hanno espresso empatia, hanno pianto, hanno rispettato le indicazioni del Governo centrale e delle Regioni, si sono chiusi in casa per la quarantena.

Si poteva e si può fare meglio? Sì, ma che cosa si potrebbe fare subito tanto da migliorare significativamente la situazione attuale? Questa era la domanda che bisognava porre all'inizio del fenomeno ai cittadini. Non è stato fatto.

Osservando il mondo, noto che l'operato del Governo e delle Regioni italiane è stato applicato da tutti i paesi del mondo con una sola eccezione, per quel che ho capito, e cioè l'Olanda che sembra aver scelto l'alternativa dell'immunità di gregge.

Col tempo (sono passati 3,5 mesi dall'inizio "conosciuto" del corona virus in Cina) si conosce sempre meglio il virus, ma ad oggi non c'è una cura riconosciuta come "risolutiva" e ci sono previsioni sul vaccino (da qualche mese a 2 anni); intanto il virus ha contagiato quasi due milioni di persone mentre si stimano i "contagianti" in un numero che varia tra 20 e 60 milioni di persone.

In tutti i Paesi del mondo la popolazione sta seguendo le disposizioni dei Governi, con risultati lenti e dolorosi, cioè con un numero di morti ben superiore alle statistiche correnti, segno che il virus colpisce duramente.

L'economia mondiale sta malissimo e al contempo si possono osservare effetti imprevedibili: alcuni sono positivi, e sono quelli sull'ambiente che si sta "pulendo", dimostrando così, in modo visibile ed evidente, che gli umani sono la causa principale del degrado ambientale.

Alcuni sono negativi come la disoccupazione, la cassa integrazione, la probabile cessazione di attività di milioni di imprese, la caduta del PIL italiano di almeno 10% e di 5-6% di quello mondiale.

Possiamo fare un'esperienza positiva solo se siamo in grado di rispondere con comportamenti "resilienti", cioè di adattamento, o con proposte di collaborazione.

AGIRE è la mia scelta. Che cosa significa, per me?

Significa pensare e progettare la convivenza col corona virus per un periodo che va da sei mesi a due anni, sino alla vaccinazione di massa; quindi progettare le attività includendo i vincoli come la distanza sociale indotta dal corona virus.

Significa accogliere questo periodo come l’opportunità di ri-posizionare le mie attività ancora di più nella direzione della sostenibilità e della collaborazione: alleanze e partenariati per produrre insieme risposte attuabili sul campo.

Significa intensificare le mie relazioni personali con le persone delle reti in cui sono attivo per condividere sentimenti, idee e futuri possibili.