“Change the game”: innovazione radicale per l’Italia

Stimolato dall'associazione Stati generali dell'innovazione e dal blog "Nel futuro" ho fatto una riflessione sulle azioni che potrebbero "risvegliare" i cittadini italiani in questi tempi di crisi e mi è venuta in mente change the game. Perchè in inglese? la motivazione è semplice: in inglese questa espressione ha un preciso significato, che è quello di INNOVAZIONE RADICALE.

Ecco il testo.

Negli auguri agli amici per il 2014 ho scritto: “Qui in Italia sono anni duri, questi ultimi. Il mondo ha ritmi e traiettorie diverse da quella italiana. Le opportunità sono tante e avvincenti. Il "made in Italy" è ancora un brand ammirato e apprezzato; e non vale solo per i prodotti ma anche per i progetti, le idee, la capacità di realizzare le idee. Abbiamo un grande futuro se lo vogliamo e se siamo determinati. Un grande augurio di trasformare le vostre idee e le vostre esigenze in azioni, in collaborazioni, in un’apertura verso il mondo. Il 2014 vi aspetta!”

Ho scritto con convinzione che abbiamo risorse e punti di forza per poter creare una nuova “traiettoria” per l’Italia. La domanda chiave da cui vorrei partire è questa: “Quali sono le priorità e che cosa dovremmo fare?”

Vedo tre priorità. La prima è il ripristino diffuso della legalità che è anche un principio etico ineludibile: la legalità ripristina trasparenza, merito, fiducia. La seconda riguarda l’economia e la principale azione da farsi è aumentare l’internazionalizzazione: oggi, dato 2013, esportiamo per circa 480 miliardi di € e un aumento del 5% significa circa 20 miliardi di €, ossia più di un punto percentuale di PIL. La terza priorità è il lavoro sul quale la prima manovra è la riduzione significativa delle tasse per i lavoratori con la finalità di riavviare un circuito virtuoso di aumento della domanda interna.

E’ sufficiente individuare le priorità e avviare azioni in quelle direzioni per generare una trasformazione significativa? Purtroppo la risposta è: “non è sufficiente”. Chiunque abbia esperienza di sistemi complessi sa che è vero. Allora che cosa fare?

Propongo un approccio che, usando il coraggio e la progettazione creativa e partecipata, si proponga di cambiare il gioco in alcuni campi e che consideri il tempo come una variabile chiave abilitante. Il tempo è una grande risorsa dello Stato, ossia delle comunità: solo lo Stato ovvero una grande comunità può scommettere e agire su archi temporali di 5-10 anni e financo generazionali.

Quali giochi cambiare. Ne cito tre che sono i più vicini alla mia esperienza e competenza: il “gioco” dell’innovazione, dell’educazione (la scuola), dell’internazionalizzazione.

Non posso entrare nei dettagli dei piani attuativi, ma vorrei dare un senso con qualche proposta per ognuna delle trasformazioni.

Innovazione. Il ritornello degli investimenti in Ricerca (l’Università come sviluppatore e contenitore unico delle competenze) va cambiato perché conduce a investimenti a pioggia, duplicati e non controllati e quindi non efficaci. E’ l’investimento in innovazione che per un po’ di anni va privilegiato. Qui il gioco cambia. La collaborazione, per agire sull’asse “problema-soluzione”, è la capacità che si deve sviluppare; le competenze sono alla base dell’innovazione ma non si trovano solo nei centri di ricerca e non solo nel nostro Paese; si trovano nelle PMI, nei giovani ricercatori, nelle start-up, nel mondo.

Educazione. Il nuovo gioco è focalizzato sull’individuo che apprende (che impara ad apprendere continuamente) e sulla squadra collaborativa. E’ un nuovo modello cognitivo ed emozionale che aggiunge all’insegnante un ruolo di coach e alle persone che studiano la capacità di apprendere l’un l’altro (il “peer to peer learning” o anche social learning).

Internazionalizzazione. E’ necessario riconoscere che essa è connessa con l’innovazione: pensate alla capacità di costituire team di progettazione tra professionisti ed aziende, a nuovi modelli di business legati alle esigenze dei paesi in cui esportiamo, a nuove forme di collaborazione internazionale fondate sulla creazione di scuole. E’ necessario supportare lo sviluppo di queste nuove competenze e investire sulle capacità intangibili e sulla nuova manifattura (i “maker”, i “fablab” per intenderci).

Cambiare gioco significa sviluppare e introdurre nuovi paradigmi, sollecitare trasformazioni strutturali, introdurre nuove strutture che da concettuali diventino operative, significa aprire le opportunità a chi vuole esprimersi con reali competenze: è una riforma della mente  e dello sviluppo economico verso sostenibilità e partecipazione. 

Illuminare con acqua e candeggina

Illuminare con la luce del sole attraverso una bottiglia riempita d'acqua con un po' di candeggina. Possibile? Sì, guarda questo video:

Grazie a Federica Benatti che mi ha segnalato questa innovazione ho conosciuto l'inventore e diffusore: è brasiliano e si chiama Alfredo Moser, è un meccanico brasiliano ed ha avuto questa idea brillante nel 2002, dopo aver subito uno dei frequenti black-out che interessano Uberaba, la città dove vive nel sud del Brasile.

Stanco di guasti elettrici, Moser ha iniziato a giocare con l’idea della rifrazione della luce solare in acqua e in poco tempo ha inventato la “lampadina dei poveri”. Il prodotto si chiama “Wit”, è semplice e disponibile a chiunque: una bottiglia di plastica riempita d’acqua da due litri a cui si aggiunge un po’di candeggina per preservarla dalle alghe. Il flacone è stato posto in un foro nel tetto e sigillato con una resina poliestere.

Il risultato? Illuminazione libera e organica durante il giorno, particolarmente utile per gli edifici e baracche che a malapena hanno finestre.

A seconda dell’intensità del sole, la potenza di queste lampade artigianali si aggira tra i tra 40 e i 60 watt

La strategia della Francia nel manifatturiero…e l’Italia?

Galleria

Questa galleria contiene 4 foto.

Questo il messaggio strategico sul sito del governo: "Placer la France au premier rang de la compétition mondiale en réinventant son récit industriel, c'est l’objectif fixé le 12 septembre dernier par le président de la République. TGV du futur, hôpital … Continua a leggere

Parma, primo test al mondo di auto a guida automatica nel traffico urbano

 

Le "driverless car" sono progetti molto ambiziosi, complessi e con risultati attesi nel lungo termine. Google sembra essere il leader, oggi; ma ecco spuntare, da Parma ed a Parma, una buona notizia.

Anche in Italia si sta progettando e sperimentando una linea di ricerca avanzata: quella di usare le immagini e le tecnologie di riconoscimento collegate, per attrezzare una vettura, una Mercedes nella fattispecie, e farla circolare su strade aperte al pubblico, con sottopassi, traffico urbano ed extraurbano.

La notizia, secondo me, è anche quella della collaborazione tra istituzioni italiane e centri di ricerca internazionali. 

Il fatto è successo a Parma il giorno 12 luglio 2013, durante l'evento Proud Car test 2013.

La ricerca e sperimentazione è stata fatta da Universita` di Parma – Dip. di Ingegneria dell’Informazione, VisLab, and DISS(University Center for Advanced Research on Road Safety).

Hanno collaborato: Direzione Centrale della Motorizzazione Italiana, Ministero dell’Interno – Polizia Stradale, ANAS, Comune di Parma, Polizia Municipale, and Camera di Commercio di Parma

Potete approfondire qui.

"This experiment, organized by Univerista` di Parma – Dip. di Ingegneria dell’Informazione, VisLab, and DISS(University Center for Advanced Research on Road Safety), was made possible thanks to the cooperation of: Direzione Centrale della Motorizzazione Italiana, Ministero dell’Interno – Polizia Stradale, ANAS, Comune di Parma, Polizia Municipale, and Camera di Commercio di Parma.

This experiment brings Italy to the leading edge concerning the testing of new technologies on public roads; other Countries already adopted a specific legislation (or are close to). The possibility to conduct tests in an environment open to public traffic (as opposed to closed test tracks) is of paramount importance for the validation of the final system."

Vedi anche:

LinkedinAnalysis of the Mercedes camera/radar based Bertha Benz drive, 

VisLab: Proud car Test 2013

 

 

La prima riforma è quella della mente: innoviamo il nostro sviluppo cognitivo!

Ho pubblicato l'articolo che segue in un blog intitolato "Nel futuro", curato da Gianni di Quattro. E' un web che vuole diffondere una cultura positiva per costruire il futuro. Se volete capire lo stile e l'anima del blog leggete il profilo di Gianni.

E’ meglio una testa ben fatta

 La mia formazione e la mia esperienza sono state tecnologiche e al tempo stesso umanistiche, queste ultime spesso vissute come illuminazioni e poi tradotte in azioni, in sperimentazioni.

Ne cito tre per poi approfondire l’ultima: Freud all’età di vent’anni, il Coaching negli ultimi anni ed oggi Edgar Morin e le sue “riforme”. Freud mi ha svelato il mondo della mente, il Coaching la possibilità di vivere le tre dimensioni umane del pensiero, del cuore e dell’istinto. E Morin?

Di Morin mi ha attratto la storia della sua vita, una somma di esperienze e di cambiamenti straordinari, che lo hanno condotto a “fare” ed a scrivere. E poi il fascino delle sue proposte per migliorare il mondo. La sua è una “testa ben fatta”; il significato di questa espressione è quello che lui stesso esprime nei suoi scritti affermando che una testa ben fatta è quella che è in grado di porre bene i problemi, di trattare (risolvere) i problemi, di dare un senso alle conoscenze che contiene, di connettere i saperi ….

Perché parlo di Morin? Che cosa mi spinge, vi chiederete.

La domanda che mi pongo sempre nel mio lavoro per le organizzazioni è molto semplice e ricorrente: che cosa posso fare bene e sempre meglio per migliorare la situazione di crisi che stiamo vivendo, nel senso di agire producendo effetti positivi nelle persone e nelle organizzazioni per cui lavoro.

Mi sono convinto da tempo, prima di incontrare Morin, che sia necessario agire non solo “su”, ma soprattutto “con”: con le persone, con i processi organizzativi. La domanda ripetitiva è sempre la stessa: c’è un riferimento concettuale, una visione, un metodo che mi possa aiutare per produrre un impatto positivo e per …non far danni ? !

Ce ne sono molti, come penserete in questo istante, e ce n’è uno, come vi dico adesso, che organizza e dà un senso; ed è la mappa delle riforme che Morin ha espresso in modo così esaustivo e chiaro nel suo libro “La via[1]. Estrarrò dal suo libro – enciclopedia una definizione, quella di cultura e civiltà; e una riforma, quella del pensiero.

Cultura e civiltà

La “Cultura” è costituita da credenze e valori di una comunità. E’ la somma delle convinzioni dei singoli, è comportamento di tutti i giorni, è individualità, è riconoscibilità di gruppi e di tendenze, è moda. E’ fenomeno osservabile. C’è qualcosa di più strutturato, di processi estraibili dal grande “melting pot” umano? Sì, e Morin lo chiama “civiltà” e ne considera i lati luminosi e i lati oscuri.

La “Civiltà” è il processo di trasmissione dei saperi, delle tecniche, delle scienze da una comunità ad un’altra, da una generazione a quella successiva.

I fattori di civiltà, che oggi consideriamo benefici, stanno mostrando l’altro lato della medaglia, gli effetti negativi. Citerò alcuni di questi “rovesci”:

  • la tecnica, che pone le energie naturali al servizio dell’uomo: ma…tende a fare della vita sociale un gigantesco macchinario umano…comunicazione anonima, muri di gomma, dispenser automatici;
  • lo sviluppo industriale, che produce beni a prezzi sempre in discesa: ma…crea degrado ambientale e quindi della qualità della vita;
  • la crescita, il mantra del PIL, che ha migliorato il potere d’acquisto di beni e servizi di vaste popolazioni: ma…l’acqua potabile viene venduta in bottiglie, la donatività e la solidarietà stanno scomparendo, l’aria pura oramai si compra dalle agenzie turistiche;
  • lo sviluppo urbano ha portato libertà e tempo libero: ma…parte della popolazione è segregata in ghetti, l’anonimato devasta le relazioni sociali, il commercio di prossimità sta scomparendo in molti Paesi; la congestione del traffico ci avvelena.

Che fare? Le proposte di Morin sono concentrate su due azioni, che sono anche nuove consapevolezze, per una riforma delle politiche di civiltà:

  • solidarietà: possiamo passare dal “me-io” al “noi” liberando energie individuali che abbiamo; possiamo facilitare la creazione di cooperative di solidarietà per aiutare i poveri (banchi alimentari, ad esempio); possiamo riumanizzare le città e rivitalizzare le campagne; e così facendo aumenta il senso di appartenenza alla comunità umana;
  • qualità della vita: una faccia è ben nota ed è quella ecologica; l’altra è nascosta ed è quella della convivialità, che si esprime nella comunicazione tra persone e tra gruppi e comunità attraverso l’empatia, la cordialità, la partecipazione a gioie e dolori,  la condivisione affettiva;  è anche una dimensione di vita estetica, le emozioni scatenate dalla bellezza della natura e delle opere d’arte dell’uomo;

Allora, da dove dovremmo partire per migliorare? Dal pensiero che è il capitale più prezioso per la persona e per la collettività.

La riforma del pensiero e dell’educazione

Le crisi umane sono state e saranno in primis crisi cognitive; quindi è la riforma del pensiero quella da cui partire per la riforma della civiltà.

Si parte cioè dal singolo individuo e dai processi educativi che lo dovrebbero accompagnare per tutta la vita, per poi allargare alla sua comunità ed al mondo intero.

La conoscenza e poi lo sviluppo delle abilità di fare si basano oggi su quattro approcci deboli:

  • il riduzionismo: si semplifica la complessità, si separa ciò che è legato
  • vero/falso: si ignorano le situazioni intermedie
  • comportamenti lineari dei sistemi: si ignorano le catene di “reazione”
  • bene/male: sempre opposti e chiari piuttosto che neutrali

La complessità va affrontata ed elaborata riconoscendo le parti, le connessioni, il locale ed il globale: un continuo viaggio di andata e ritorno dal singolo elemento al funzionamento dell’insieme, del sistema. Evviva la complessità che ci stimola a capire sempre meglio.

Che cosa fare per passare ad un nuovo “pensiero” che sappia affrontare e gestire la complessità?

Ci sono tre passaggi importanti:

  • riconoscere il passaggio dal “determinismo” , di oggi, che è semplificatore, all’indeterminismo di domani, aprendoci ai modelli quantistici, ad esempio, dove è la probabilità che guida;
  • riconoscere l’urgenza della “congiunzione” tra sistemi, elementi e conoscenze rispetto all’attuale tanto praticata “separazione” per potere esaminare i singoli componenti isolandoli dal contesto e mettendoli in un contesto artificiale. E’ meglio usare la visione dell’ “eco-sistema” piuttosto che la specializzazione scientifica;
  • riconoscere la potenza della “inclusione” che permette di considerare gli opposti, le contraddizioni apparenti, giungendo ad associarle, per capire, compiendo un atto creativo che ci fa innalzare il livello del pensiero.

Il pensiero “nuovo” ci permetterebbe di ristabilire forza e ruolo delle buone pratiche della responsabilità e solidarietà, di abbandonare il mantra del “ sempre di più” (sempre + PIL) per adottare, invece, il principio del “sempre meglio”. Questo principio permetterebbe la crescita e la “decrescita” contemporaneamente, perché lo si applicherebbe a campi diversi: es. far decrescere i prodotti di consumo inquinanti; far crescere i prodotti rispettosi dell’ambiente e della persona.

L’impatto sul processo educativo, il  “life long learning”, sarebbe enorme:

  • imparare a disimparare, per affrontare consapevolmente le nostre convinzioni e capire i bisogni sottesi;
  • imparare  a vedere i fili sottili che collegano i componenti di un sistema per affrontare la complessità con le metodologie e gli strumenti pertinenti al fine di vedere “l’arazzo” e non soli i fili; e per vedere gli antagonismi, per elaborarli ed includerli; per cogliere gli effetti controintuitivi e adattare gli obiettivi.

Conclusioni

Il nostro tempo sembra essere caratterizzato da un’urgenza, simile più alla sopravvivenza che allo sviluppo. I fattori demografici e ambientali rendono la navicella Terra un luogo così affollato e così fragile che spesso siamo confusi e non riusciamo a capire che cosa sia meglio fare per noi stessi, per la comunità umana e per l’ambiente, la “navicella”. Edgar Morin ci richiama con la parola “riforma” all’incessante movimento della storia umana: la ricerca e la scoperta, e sinora è successo, di nuove e intense consapevolezze e di nuove direzioni per le nostre azioni, ossia di nuovi significati.

Il pensiero di Morin è sintetizzabile con due parole, responsabilità e complessità, e con due proposte: avviare le riforme a partire dalla nostra mente, che dovrebbe integrare cultura umanistica e cultura tecnologica, per accedere ad un sapere nuovo, quello che ci permette di capire e trattare la complessità con strumenti nuovi: l’inclusione e la congiunzione. Insomma guardare al mondo come a un solo eco-sistema e non come a un insieme complicato di elementi separati. E in questo eco-sistema è ancora la mente della persona il primo motore del futuro, a cui dedicare le nostre attenzioni !

 

Agenda digitale italiana: “ri-partenza” ?

 

I fatti precedenti: il 17 dicembre 2012 veniva approvata la legge 221 sull'Agenda digitale italiana: qui trovate il testo.

La notizia: nominato dal Governo Letta, il 15 giugno 2013, Mr. Agenda digitale (Mr. Caio), un super saggio, che risponde al Primo Ministro per garantire attenzione e indirizzi governativi alla digitalizzazione dell'Italia e dare un unico riferimento al responsabile della "Agenda digitaleitaliana", Agostino Ragosa.  Qui potete guardare la presentazione di Letta al "decreto del fare", durante la quale NON viene fatto alcun cenno all'Agenda Digitale.

Un po' di diagnosi. Agenda digitale vuol dire fare "infrastrutture+applicazioni+istruzione", utilizzando tecnologie digitali, ma guidate da un progetto Paese/strategia Paese. Inoltre essendo il mondo digitale un abilitatore, non unico ma importante, della innovazione degli altri settori economici e della innovazione sociale, possiamo dire che il progetto Paese/strategia Paese, di cui dicevo prima, riguarda tutti i settori economici e NON SOLO l'ICT. Questa è una delle "trappole". Ad oggi non esiste alcun progetto Paese ed è sintomatico che i "rivoluzionari" e decisivi decreti approvati dal Governo Letta, ieri, siano stati comunicati col titolo "80 misure per ripartire"…non c'è alcun riferimento ad una idea guida, ad un tema centrale, ad un progetto, ad una strategia. Obiettivo? "ripartire", da dove e per andare dove è trascurabile per I nostri politici.

MANCA QUALUNQUE PROGETTO ITALIA/STRATEGIA E DETERMINAZIONE. Ce li daranno Caio e i tre "saggi" subito nominati da Caio stesso?

Il secondo punto che voglio dire riguarda proprio questa nomina e la nomina della nomina….

Nessuna donna, nessuna idea del metodo, nessun coinvolgimento esplicito delle persone, dei cittadini, del mondo digitale. Ossia nel metodo la NEGAZIONE del DNA del mondo digitale, ossia della PARTECIPAZIONE. 

Conclusione? I politici, che ancora comandano, affidano ad ALTRI, a singoli NOMI (magari dietro ci sono anche persone competenti ed etiche, ma non lo giurerei) indirizzi ed azioni strategiche che influenzeranno sul breve la ripresa o meno del Paese e sul lungo termine la sopravvivenza del Paese. Che cosa si poteva d'altronde pretendere dalle stesse persone che hanno condotto l'Italia negli ultimi 20 anni all'attuale degrado? L'ultima spiaggia è ancora una volta la cittadinanza, I soggetti sociali organizzati, ossia noi. Abbiamo le competenze per proporre, chissà se abbiamo la forza per imporre azioni utili. Coraggio, il prossimo passo tocca a noi cittadini.

 

Collaborare per innovare: nuovi format e nuove piattaforme

Gli Stati generali dell'Innovazione (SGI) hanno promosso una "Consulta" con la partecipazione dei parlamentari italiani eletti recentemente, il 21 maggio, a Roma.

I 10+1 punti della carta di intenti per l'innovazione sono stati presentati attraverso proposte di legge elaborate da SGI. 

Uno dei punti era intitolato "Open Innovation" (OI). Due erano i messaggi chiave:

1. La relazione che oggi conta, perchè è quella che produce innovazione subito, è tra il "Committente" che ha l'idea e vuole fare l'innovazione, e il "solutore" che ha la tecnologia necessaria allo specifico problema. Questa relazione integra, si aggiunge a quella ben nota tra "Università"/centri di R&S e Imprese, ove l'Università e la R&S sono considerate le uniche depositarie delle soluzioni. E' come percorrere una strada nelle due direzioni ! OI è come andare "dal problema alla soluzione"; la Ricerca/Università è come andare "dalla soluzione al problema."

2. Per trovare le soluzioni è necessario far incontrare la "domanda" (il problema) con "l'offerta" (la soluzione) e ciò oggi è abilitato dalle piattaforme di collaborazione digitali. Queste piattaforme assomigliamo molto a social network, più strutturati di quelli che primeggiano sul mercato, come Facebook. Non è sufficiente una piattaforma digitale, occorre anche una relazione, assistita e facilitata; occorre un "format", cioè una esperienza che crei fiducia, relazione, flusso di comunicazione.

Perchè la politica deve recitare la sua parte in questa rivoluzione copernicana ? Perchè è sul territorio che si creano le maggiori opportunità; e il territorio da cui si parte è la Regione.

Alla Regione spetta la responsabilità di creare le condizioni favorevoli all'innovazione, specie per le PMI; la piattaforma, anzi il "format" collaborativo dovrebbe essere lanciato e sostenuto dalla Regione.

Questa è la prossima sfida per sostenere la trasformazione del manifatturiero italiano, con la finalità della internazionalizzazione e della riconquista della competitività.

Da dove vengono le buone idee? dalla collisione di piccole altre idee

Steve Johnson risponde  in questo videoclip alla domanda "da dove arrivano le buone idee" e trova una risposta nello scambio tra le persone.

Le idee hanno bisogno di un periodo di incubazione; hanno bisogno di collidere con altre intuizioni, che spesso ronzano nella testa di qualche altra persona. L'innovazione è lenta ed è collaborativa.

La rete è oggi la fucina di creatività ! Ecco perchè Internet serve a generare idee e a svilupparle più velocemente. Qualcuno chiama "crowd sourcing" questo fenomeno.

Tutti i nuovi modi di connetterci ci permettono di mettere insieme i vari "pezzi" del puzzle che abbiamo in mente e che ancora non riescono a produrre la "buona idea" che ci porterà ad innovare.

L’energia del futuro incontra ostacoli, in Italia: è LNG, liquid natural gas

Serbatoio criogenico di un veicolo pesante. Fonte: Ros Roca Group, Indox, CryoEnergy

L'energia del futuro, lo dice la UE, è il metano e una sua "versione", il metano liquido. E' conosciuto cme LNG: liquid natural gas. E' trasportato allo stato liquido a -160 gradi Clesius. E' immagazzinato in grandi silos a terra o in aree off-shore, in mare, lontano dalle coste.

E' utilizzato a -130 gradi per i trasporti su gomma da diversi anni in USA, Australia e Nord Europa e Spagna. LNG comporta il quasi azzeramento del particolato PM10, riduce l'80% di NOx ed il 20% di CO2.

In Italia, NO. Da noi si ostacolano anche i rigassificatori che sono quegli impianti che trasformano il metano liquido in gas e lo immettono nella rete distribuitiva dei "metanodotti", facendo arrivare il gas a casa nostra, per riscaldare le case o cuocere il cibo.

Perchè accade questo in Italia ? Se lo chiede anche AdnKronos, il Sole 24 ore… ma l'informazione è debole, a volte scorretta e l'informazione, primo veicolo di trasformazione cognitiva delle persone, è perciò assente o carente o errata.

Gli ostacoli sono molti e sono soprattutto culturali. Qualche associazione, prima tra tutte  SOSLOG, si sta muovendo per crerare "cultura" dell'innovazione LNG, ossia accoglienza e poi metabolizzazione. Ancora una volta viene mostrata l'importanza della fase di "espressione" del processo di innovazione. Senza coinvolgimento, comunicazione chiara, e volontà di "comunicare con " non si riesce ad innovare.

La rivoluzione positiva del nuovo combustibile LNG (liquid natural gas) sta trovando cioè molti ostacoli sul suo cammino: troppi fantasmi e informazione scorretta. Una grande sfida per l'Italia del futuro è sotto attacco…la proposta di innovazione deve essere condivisa, metabolizzata, spiegata affinchè diventi "innovazione" realizzata. Tutti gli altri Paesi del mondo stanno adottando LNG, noi NO.

Vedi anche Sole 24 ore e AdnKronos.

Dal dire al fare: cambiamento radicale. E’ efficace ?

Paul Brown scrive su Forbes che si può affrontare in modo innovativo l'attuale incertezza nel mondo del business.

Non servono più i modelli di simulazione, la scienza statistica e probabilistica ma piuttosto serve un approccio diverso che sintetizza con questa frase: "Act your way into a new way of thinking, instead of thinking your way into action". Si può tradurre in: "Agisci nel tuo modo e trasformalo in un pensiero, piuttosto che: pensa e trasforma il pensiero in azione".

Volendolo ancor più sintetizzare potremmo dire: "Costruisci il tuo futuro". L'approccio è interessante e mi fa venire in mente un modello che ho appreso durante il mio Master di Coaching. Il modello identifica quattro modalità espressive: DIRE, PENSARE, SENTIRE, AGIRE. Due di queste riguardano il rapporto con noi stessi, pensare, sentire, e due riguardano anche le relazioni con gli altri: dire, agire. 

Vedi anche l'articolo qui.