Il leader imperfetto

Gianfranco Goeta esplora i fondamentali della leadership e ne fa una mappa per i lettori del suo ultimo libro intitolato "il leader imperfetto". Oggi guida l'azienda "Astro Leadership e impresa", dopo aver fondato e guidato SCOA, la prima azienda di Coaching in Italia.  

Sono molti i libri e i percorsi formativi che hanno trattato il tema della leadership e ogni manager ne fa esperienza sul campo, nella organizzazione in cui lavora e in qualche seminario impegnativo, perchè esperienzale e magari "outdoor".

Sappiamo già tutto, dunque? o vale la pena leggere il libro di Goeta e riflettere sulla propria leadership?

Penso che sia utile e sfidante procedere ad una lettura del libro, purchè la intenzione con cui lo si fa abbia una direzione, che potrebbe essere quella di riflettere sul "come", oggi, agiamo: è una specie di cartina di tornasole che ogni tanto è bene fare su se stessi.

Che cosa racconta il libro che testimonia la sua utilità?

Secondo me ci sono due punti molto sensibili, provo a raccontarli. 

Il primo è che la leadership che pratichiamo deve essere uno stile di vita, un comportamento autentico, con alcuni obiettivi, che dovremmo verificare con gli altri attori con cui agiamo;  chiamiamo "stakeholder" questi attori oppure li consideriamo come parte del "sistema" dentro cui operiamo

Il secondo punto sensibile è la nostra azione che impatta, è cioè il FARE, che ci permetterà di farci conoscere o ri-conoscere; la leadership è quindi una guida, un dare e ricevere aiuto, è ascolto, è fare insieme.

Il libro dice tante altre cose. L'immagine di questo blog è tratta dal film "The Post", che viene utilizzato da Goeta come ispirazione per il capitolo 2 del libro, intitolato "LEADER IN AZIONE". Il film "The Post" e’ uno dei cinque film che vengono scandagliati nel libro per capire come funziona la leadership, che è vista come danza corale che include ma trascende le qualita’ personali e professionali di un individuo: come tale puo’ prendere corpo solo nella inter-azione fiduciaria con la comunita’ di cui l’individuo fa parte, messa di fronte a un problema che richiede un salto di qualita’ per essere risolto. 

Potete andare qui per supportare l'azione che Goeta sta facendo per diffondere questa "lettura" della leadership, che è anche una lista di controllo per capire come "tu sei messo", ossia qual è la tua mappa: https://bookabook.it/libri/il-leader-imperfetto/

 

 

PONTE MORANDI e MANUTENZIONE PREDITTIVA

Come si può monitorare un ponte e prevederne l'eventuale criticità o collasso? Esistono metodologie adeguate? La tecnologia ci può aiutare? 

Ho lavorato per quasi dieci anni nel mondo della siderurgia (ILVA, 1989-1997) e ho imparato, già a fine anni ottanta, che era stata sviluppata da tecnici e tecnologi una metodologia chiamata "manutenzione predittiva" che permetteva di prevedere guasti e fermi macchina. Come? Si misuravano alcune variabili fisiche come le vibrazioni, o variabili materiali come la presenza di particelle di decomposizione dei materiali, per calcolare quanto tempo sarebbe trascorso prima del "disastro". L'ente di unificazione UNI emise la sua norma (UNI 1047) nell'anno 1993.

Sono passati dunque oltre quarant'anni, da quando la manutenzione predittiva ha iniziato ad operare e diffondersi nel mondo industriale. 

Trascrivo dalla pubblicità di un'azienda su web: "Oggigiorno, grazie all’ampia disponibilità di tecnologie per la raccolta, l’archiviazione e l’analisi di dati (sensori smart, sistemi portatili ed embedded, communication networks, cloud technology, data analytics, data mining, big data…), è più semplice realizzare una manutenzione su condizione e/o una manutenzione predittiva, tendendo così, sempre più, alla realizzazione della cosiddetta prognostica manutentiva."

La relazione tra il traffico e le infrastrutture è noto da decine di anni. I danni che i veicoli che trasportano merci inducono sui ponti sono stati oggetto di studi, ricerche ed evidenze sperimentali tanto che non si possono ignorare sia durante la progettazione delle infrastrutture sia durante la loro gestione. 

Uno studio giapponese del 2011 rivela una situazione di degrado e di potenziali rischi proprio come in Italia perchè le infrastrutture giapponesi risalgono agli anni 60 e 70, come nel caso del ponte Morandi. Nel testo è scritto: "About 70 percent of a total of nearly 670,000 bridges in Japan were constructed in the 1960s and 1970s, and these bridges have been playing an important role as part of Japan's infrastructure for about 40 to 50 years. Many of the bridges constructed during those 20 or so years, however, are reaching the end of their service lives concurrently.1),2),3) Therefore, it is necessary, before that point, to identify the state of deterioration (incubation stage, propagation stage, acceleration stage, or deterioration stage) and decide on actions to take. In order to ensure a minimum level of safety, it is important to monitor each bridge on a daily basis to determine whether the bridge has entered the acceleration or deterioration stage, and to take necessary actions on a priority basis."

Viene cioè detto a chiare lettere che "molti dei ponti costruiti in quegli anni …stanno raggiungendo la fine del loro ciclo di servizio" e che "è importante monitorare ogni ponte giornalmente per determinare se il ponte è entrato nello stadio di accelerazione del degrado, e quindi prendere le necessarie azioni".

La situazione è chiara per chi opera nel mondo tecnico e tecnologico: la relazione tra traffico ed infrastruttura accelera il processo di deterioramento della infrastruttura, il monitoraggio deve essere costante ed almeno giornaliero, si deve intervenire perchè l'infrastruttura ha un tempo determinato di vita. 

Ed aggiungo: abbiamo tutte le tecnologie e tutti i modelli di calcolo per fare una prevenzione che impedisca al 100% l'accadimento di eventi di collasso.

Fonti

– Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Manutenzione_predittiva

– Patton J. D., Maintanability and Maintenance Management, Instrument Society of America, Research Triangle Park, North Carolina,1988

– Ayaho Miyamoto and Akito Yabe, Bridge Condition Assessment based on Vibration Responses of Passenger Vehicle, 2011

– J. MÁCA , M.VALÁŠEK VIBRATION CONTROL OF BRIDGES UNDER MOVING LOADS, 2016; https://www.svf.stuba.sk/buxus/docs/sjce/2006/2006_3/file9.pdf

 

Mappiamo l’OPEN INNOVATION: radar a 10 variabili, così faccio il check-up

Foto di opera d'arte a "setup" Bologna 2018

L'esperienza con le aziende e con la committenza pubblica mi ha condotto a "mappare" l'OPEN INNOVATION con la tecnica del radar in 10 variabili. Ogni variabile è una caratteristica di OI che deve essere considerata perchè crea valore e permette all'utente, all'impresa ad esempio, di includerla come "leva" per cambiare il "gioco" aziendale dell'innovazione. Vediamole dunque, in questa rapida carrellata, una per una, attraverso una domanda, la cui risposta dirà il posizionamento del rispondente e/o dell'azienda, OGGI. Usiamo una scala che va da 1 a 3. Lo stesso esercizio si può fare per il futuro, creando così una mappa "desiderata" per l'anno 20xx.

1. COLLABORAZIONE

Qual è lo stato dell'arte del "networking " con i principali attori dell'eco-sistema dell'innovazione? 1= non ho relazioni, se non quelli con la mia rete "captive"; 3=accordi "win-win" con gli stakeholder chiave; 

2. GEOGRAFIA

Dove cerchi nuovi partner e solutori per innovare? 1=localmente; 3=nel mondo

3. NON CONFIDENZIALITA'

Quanto vuoi proteggere la confidenzialità dell'azienda e del progetto d'innovazione? 1=trasparenza zero, 3=trasparenza totale

4. TRASVERSALITA' (CROSSING)

Qual è la tua convinzione sulla trasversalità settoriale e geografica delle competenze  e del know how esterno? 1=non c'è trasversalità; 3=tutti possono contribuire (crowd-sourcing)

5. APERTURA ORGANIZZATIVA

Quanto ascolti da clienti e stakehoder dell'eco-sistema per innovare? 1=nulla; 3=coinvolgo clienti e stakeholder nella innovazione;

6. INNOVAZIONE INCREMENTALE O RADICALE

Pratichi innovazione incrementale o radicale? 1=solo incrementale; 3=solo radicale;

7.ANALISI DELLE ESIGENZE

Qual è la tua priorità? l'analisi delle esigenze dei Clienti potenziali e attuali o la tua offerta ai Clienti? 1=priorità all'offerta; 3= priorità alle "PERSONAs"; 

8. VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Decidi gli investimenti per l'innovazione con grande prudenza o grande coraggio? 1=minimizzo il rischio; 3=valuto il rischio, lo accolgo e lo gestisco;

9. SOLUZIONI DI BT O DI LT

Acquisti know how solo se disponibile a scaffale o fai progetti di LT con il partner innovatore? 1=scaffale; 3=progetti di R&S con il partner

10. PARTNER OI

Applichi OI da solo o acquisti guida e supporto all'esterno da aziende/persone che operano nel mercato OI?

1= tutto da solo; 3= utilizzo i broker di OI

Ti mostro qui di seguito due grafici che ho costruito dopo aver rilevato la situazione in Italia, su committenza della Regione Lombardia, che ha in seguito generato e attuato una "policy per l'open innovation". 

Le PMI 

Il radar ci restituisce una fotografia con due punti di forza delle PMI italiane: cercano il know how dappertutto, in tutti i settori; sono orientate sia all'innovazione incrementale sia a quella "radicale". Sulle altre variabili si notano gradi debolezze se non mancanza di sensibilità, come nel caso del ricorso a guide e aiuti esterni, come dai broker di OI. Le PMI preferiscono comperare know how …a scaffale, già bello e pronto.

Le grandi multinazionali operanti in Italia

Il profilo mostra un buon equilibrio generale ed una certa debolezza sulla capacità di rischio che è medio bassa. 

Le PA italiane (Regioni)

Le Regioni richiedono, attraverso i bandi, quasi sempre innovazioni radicali. Il profilo è piuttosto basso specie per l'ascolto e il coinvolgimento dei Clienti. La ricerca si rivolge quasi sempre alle soluzioni a scaffale; poco spazio a investimenti di LT.

Il RADAR ti permette un check up veloce del tuo stato dell'arte dei processi d'innovazione. Non farti prendere però dal "faccio tutto io" ! L'esperienza di altri attori, esterni, ti toglie dall'isolamento !

 

 

La bicicletta produce sviluppo sostenibile: pedalare per …credere !

A Desenzano sul Garda si poteva vedere, in una strada che scendeva verso il Lago, questa bicicletta…che era davvero "green" !!!

Ho scelto questa immagine per introdurvi al Convegno “Scienza e bicicletta: le nuove frontiere di una passione”, organizzato da FIAB, l'associazione italiana amici della bicicletta, e coordinato da Marco Benedetti. In questa mezza giornata diversi relatori, di provenienza business e ricerca, hanno dato un quadro molto promettente della bicicletta e ci hanno raccontato la bicicletta e la sua relazione con la scienza, l’ambiente e la salute, distribuendo a piene mani ispirazioni e idee per renderci un po’ più felici e consapevoli … su due ruote.

Potete leggere un documento che ho scritto per raccontare quanto ho visto ed ascoltato: è pubblicato qui nel web di SOSLOG, l'associazione italiana per la Logistica.

In sintesi vorrei dirvi che ho capito cinque cose durante il Convegno:

  • in Italia ci sono 8-10 milioni di “sportivi”, potenziali utenti di servizi … se ci fossero i servizi! c'è uno spazio enorme per creare valore per chi pratica un'attività "sportiva", anche in forma "amatoriale". Questi servizi rinforzerebbero corretti comportamenti alimentari, creerebbero valore turistico, migliorerebbero la salute. Ce lo ha raccontato Andrea Balestrieri, un imprenditore, che organizza i servizi per le principali manifestazioni dei ciclisti e dei maratoneti in Italia, cioè 1.000 eventi con oltre 500.000 partecipanti. Gli “agonisti” sono molti meno; nel caso della bicicletta sono circa 60.000 e i ciclo-turisti… milioni!
  • l'Italia è ancora oggi leader mondiale dell'innovazione del prodotto bicicletta. Ce lo ha raccontato Roberto Cingolani, direttore di IIT (Istituto italiano di Tecnologia di Genova), uno dei massimi esperti mondiali di nanotecnologie e grande appassionato di bicicletta, anche “estrema” con la sua mountain bike. COLNAGO è una delle aziende italiane leader;
  • una bicicletta “tecnologica” ai massimi livelli può costare oltre 10.000 euro ed esprime una cinquantina di brevetti; alcuni di questi, quelli più recenti sono basati sul grafene, un elemento nanotech; 
  • bicicletta e ambiente sono un'alleanza forte e indissolubileSu questo tema Alessandra Pugnetti, CNR, ha ricordato a tutti che per osservare un ambiente si deve procedere con LENTEZZA: ecco perchè emergono i percorsi, a piedi ed in bicicletta, nelle oasi ecologiche che il mondo della Ricerca ha selezionato in tutto il mondo, oltre 400 in Europa e 80 in Italia. Questi fanno parte dell’ampio e duraturo programma LTER (http://www.lteritalia.it/it/cammini) che ha coinvolto scienziati e cittadini; quest’anno verrà organizzato il viaggio TERRAMARE, 500 chilometri, 1-6 luglio, da Mantova a Venezia, con l’uso intermodale di mezzi diversi: bicicletta, barca, autobus, treno. Si faranno raccolta di dati scientifici, lezioni di ecologia, osservazioni degli eco-sistemi: una esperienza straordinaria tra scienza e natura.(vedi immagine più avanti); 
  • la bicicletta promuove la salute. Da Copenhagen ce ne ha parlato Francesca Racioppi che lavora per la OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. Ci ha detto che le organizzazioni internazionali, come OCSE e Unione Europea, e le Università, come Cambridge, stanno studiando la relazione tra l’uso della bicicletta e la salute con risultati sorprendenti ed anche controintuitivi come:​
    • riduzione di 100.000 morti premature/anno in Europa se tutte le persone con età 20-74 anni aumentassero l’uso giornaliero della bicicletta di soli 15 minuti;
    • vantaggi per la salute se andassimo in bici anche in ambienti urbani inquinati.

​L'ultimo messaggio che abbiamo ascoltato è la proposta di Caterpillar, la trasmissione radiofonica, di assegnare il premio NOBEL alla …. BICICLETTA, perchè è un mezzo “democratico” e sostenibile!

Ecco il manifesto di Terramare:

e il testimonial della bicicletta … Albert Einstein:

 

 

 

 

Droni: mission impossible, il drone corazzato

I droni affrontano le sfide. Si può esplorare un crepaccio in un ghiacciaio e per proteggere il drone lo si "corazza". 

Volete sapere com’è fatto l’interno di un ghiacciaio? Solo qualche decennio fa sarebbe stato complicato e avrebbe comportato missioni, spesso pericolose, da parte di speleologi esperti. Oggi, invece, è possibile grazie a un drone, il Flyability’s Gimball, specializzato in questo tipo di riprese. Creato da una startup svizzera, è rivestito da una sorta di esoscheletro sferico che lo protegge da urti esterni. 

Vedi qui i dettagli.

Open Innovation per l’Italia: trovare talenti e innovazione nelle start-up

Open Innovation (O.I.) è nata nell'anno 2000 grazie a Lafley , presidente di Procter&Gamble; ha trovato il suo nome nel 2003, datogli da Henry Chesbrough; si è sviluppata attraverso una decina di Broker, soprattutto USA ed è approdato in Italia più o meno nel 2010 attraverso il Broker NineSigma e le iniziative di BancaIntesa San Paolo che ha lanciato le start-up come driver dell'open innovation.

Ho riassunto, forse anche troppo velocemente, la breve storia di O.I. perchè volevo arrivare al punto, alla domanda: che cosa significa oggi, in Italia, Open Innovation?

La risposta non è facile; ho analizzato una trentina di casi che avevano come promotori i soggetti più disparati: aziende, broker, Regioni, Fondazioni, imprenditori, manager, Università, mecenati, consulenti. Volevo scoprire se ci fosse un leit-motiv, un filo conduttore, una direzione. 

Il quadro che emerge è davvero variegato e complesso perchè OI sta trasformandosi velocemente e sta includendo diversi approcci e strumenti quali:

  • premi per "contest" sull'innovazione,
  • piattaforme per l'incontro tra domanda ed offerta d'innovazione,
  • scuole per allevare le start-up, denominate "incubatori" ed "acceleratori",
  • incontri con finanziatori tradizionali, quali business angel, venture capitalist; ma anche forme moderne come il crowd-funding; 
  • processi per far incontrare domanda ed offerta, organizzati da broker,
  • laboratori per facilitare la sperimentazione, 
  •  spazi di co-working e di scambio, 
  • inclusione dei vincitori di contest in spazi di ricerca e sviluppo di grandi aziende, 
  • scouting e successiva acquisizione di start-up da parte di grandi aziende.

Una ricerca di Accenture per l'associazione "G20 Young Entrepreneurs Alliance" ha identificato un "journey" di OI che il grafico qui sotto sintetizza:

Una iniziativa d'impresa che si chiama "Digital Magics" sta ora proponendo una "via italiana" all'O.I. che la sua AD, Layla Pavone sintetizza così:

"il 2016 sarà anche l'anno dell'Open Innovation perchè grazie anche alla possibilità d'integrare talenti e innovazione nelle aziende italiane, attraverso il contributo delle startup, credo potremo assistere ad un'accelerata dal punto di vista della produzione di nuovi prodotti e servizi che emergeranno a livello globale e che ci consentiranno di tornare ad essere leader indiscussi".

Guardate qui l'articolo.

Prima di trarre una conclusione è utile analizzare il "viaggio OI" proposto da Accenture:

1a fase (storica, dal 2010) CORPORATE VENTURES, sta declinando d'importanza.

OI significa che le grandi imprese comprano quote (o il 100%) di startup e di PMI con grandi potenziali di business e grande know-how tecnologico; così facendo riducono/bilanciano il rischio d'impresa; le piccole imprese traggono un beneficio essenziale, quello finanziario.

2a fase (attuale) INCUBATORI & ACCELERATORI, in crescita moderata.

OI significa che le grandi imprese o reti d'imprese ed università costruiscono degli incubatori ed acceleratori per formare gli imprenditori delle  startup; gli imprenditori sono consapevoli che devono far crescere le loro competenze manageriali e di business e quindi cercano ambienti di apprendimento favorevoli, anche per allineare le loro priorità con le esigenze reali delle grandi imprese e dei mercati. 

3a fase (attuale) INNOVAZIONE COLLABORATIVA, alto tasso di crescita. 

OI significa che grande impresa e start-up co-creano l'innovazione su scopi comuni. 

Gli imprenditori di startup e PMI sfruttano questa partnership con la grande impresa per trovare le opportunità di mercato, per tutelare e valorizzare i loro brevetti, per fare co-branding. 

4a fase (futuro) ECOSISTEMA DELL'INNOVAZIONE.

OI significa che è solo l'eco-sistema dell'innovazione che abilita le soluzioni per le grandi sfide. Una piattaforma digitale per la collaborazione estesa a tante aziende di varie dimensioni è assolutamente necessaria. 

Gli imprenditori di startup e PMI cercano programmi di collaborazione di lungo termine, condivisione di IP e soluzioni/competenze complementari. 

La mia conclusione è la seguente: accanto a forme sempre più sofisticate ed efficaci offerte dai Broker di OI (vedasi NineSigma, ad esempio: contest, piattaforme per innovatori, ecc.), si stanno aprendo nuove strade soprattutto per le startup, che in Italia sono un carattere distintivo e il cui numero sta crescendo esponenzialmente; le startup verranno sempre più viste dalla grande impresa come una opportunità di "soluzione" per:

  1. bilanciare il RISCHIO d'impresa, ossia investire il proprio capitale di rischio solo nelle tecnologie "core" ed affrontare la DIGITALIZZAZIONE dei propri prodotti e processi con investimenti limitati (acquisto di quote di partecipazione nelle startup) per poi decidere, con calma, se e  quanto investire nelle nuove tecnologie; 
  2. IN-SOURCING di competenze sulle nuove tecnologie, soprattutto digitali, attraverso le startup, quindi con limitati costi ed investimenti; oppure usando broker per accedere a grandi mercati di SOLUTORI; 
  3. COMUNICARE, attraverso il supporto alle startup, un ruolo moderno e aperto verso l'innovazione e la collaborazione tra "grande e piccoli".

Per le startup e le PMI si aprono buone opportunità:

  1. ALLINEARE i propri business plan alle esigenze del mercato e di grandi compratori/partner come le grandi imprese; 
  2. creare VOLUMI di ricavi più certi e su orizzonti di più lungo termine; 
  3. acquisire capitali di rischio di Terzi per garantire sviluppo aziendale.

 

L’auto nel nostro futuro 2030

Fiat 500 a metano:La kermesse Smart Mobility World è ospitata quest'anno dall'Autodromo di Monza, dal 29 al 30 ottobre.

Il messaggio che emerge dai workshop, dalle conferenze, dalle tavole rotonde, dagli stand è l'onda dell'innovazione radicale del settore automobilistico, abilitata dall'informatica e dalla "connettività". L'innovazione del veicolo e dei servizi collegati è guidata da tre "driver":

  • sostenibilità: riduzione/azzeramento delle emissioni nocive, a partire dalla CO2; la vettura elettrica, ancora ai primi passi tecnologici, era presenta nell'area test e in molte relazioni; 
  • connettività: l'auto è sempre più connessa, attraverso Internet, all'ambiente circostante; Internet delle cose e connessione veicolo-veicolo sono le novità tecnologiche; 
  • autonomia: la parola chiave è "driverless", tendenza che si sta esprimendo già oggi con nuovi supporti alla guida e che viene considerata dagli esperti di settore un trend inarrestabile, i cui effetti radicali si  vedranno dal 2030 al 2050.

Quando si dice "innovazioni radicali" si intravvedono effetti come questi che elenco:

  • nuova architettura del veicolo: da "motore centrica" e meccanica a "automazione centrica" ed elettronica; anche la forma  e gli spazi interni verranno ridisegnati; con la guida automatica, senza guidatore, l'auto potrà esprimere nuove funzionalità: ufficio mobile, socializzazione con altri automobilisti, sempre più "passeggeri"; 
  • migliore governance del traffico, attraverso monitoraggio dall'alto con droni e dirigibili; 
  • migliore sicurezza, attraverso la connessione V2V, ossia veicolo-veicolo, abilitata da trasmissione 5G dei segnali del veicolo;  

Gli innovatori hanno un compito: generare nuove metafore per il trasporto delle persone, generare nuovi servizi. Il campo è sterminato!

Sintetizzo qui di seguito le novità che ho catturato durante l'ascolto di due sessioni: la prima è intitolata NUOVE FRONTIERE TELEMATICHE E TECNOLOGICHE DEI VEICOLI CONNESSI; e la seconda MOBILITA' 4.0: UN'OPPORTUNITA' UNICA PER IL SISTEMA AUTOMOTIVE ITALIANO:

  1. Le nuove informazioni per il guidatore nelle vetture elettriche (caso Nissan, vettura LEAF, 200 km di autonomia):
    1.  stato di carica delle batterie che danno l'energia ai motori elettrici dell'auto; 
    2. gestione del climatizzatore, anche da remoto, via smart phone; 
    3. mappa stradale con indicazione delle colonnine di ricarica delle batterie; 
    4. "training" del guidatore per ottimizzare la guida, con lo scopo di ottenere il massimo chilometraggio possibile con una ricarica completa; 
  2. Qualche dato di performance delle vetture elettriche
    1. circa 25 KM con 1 kwh di energia; ossia 4 € per 100 chilometri, il doppio, in media, rispetto al motore termico; 
    2. piede pesante, piede leggero: una guida ottimale raddoppia il nume o di chilometri con un pieno di energia; 
    3. Nissan offre sulle vetture elettriche il "ranking" della tua guida rispetto a tutti gli utilizzatori del mondo che hanno il tuo modello di vettura; 
  3. Machine to machine
    1. con questo termine Vodafone offre servizi di monitoraggio e connettività tra la singola vettura ed un centro di controllo; 
      1. flotte di auto per car sharing
      2. flotte di camion; 
      3. servizi di bike sharing
  4. Connettività tra auto (V2V)
    1. Avviata dal 2017; 
    2. si appoggia sulla nuova rete 5G, che permette tempi di latenza di 1 millesimo di secondo; 
    3. un millisecondo è necessario per poter avviare un "pronto intervento" di sicurezza, ad esempio, per evitare uno scontro tra veicoli;
  5. Connettività tra auto ed ambiente (V2X)
    1. V2P: è, ad esempio, la connessione auto-pedoni per aumentare la sicurezza; 
    2. V2I è la connessione con Internet e Internet delle cose (IoT); l'auto si connetterà anche con le nuove infrastrutture per rendere possibile il driverless;
    3. si userà 5G, la cui velocità sarà 100 megabit/secondo; 
  6. Nuovi attori, nuova mappa del settore Automotive
    1. Cambierà la mappa dei costruttori nei prossimi 20 anni; TESLA è stimato il quinto produttore mondiale di veicoli; 
    2. i governi daranno incentivi per la trasformazione verso la vettura elettrica; il caso Norvegia apre questa nuova stagione di minori tasse/zero tasse per veicoli non inquinanti; 
    3. IoT diventerà una commodity
    4. nascerà "internet of behavior", che proporrà nuovi stili di consumo e di vita; 
    5. per i consumatori ci saranno vantaggi:
      1. migliore affidabilità dei servizi;
      2. riduzione del costo;
      3. nuovi servizi;
      4. nuovi stili di consumo
  7. Il futuro è già qui, oggi
    1. il traffico è monitorato in continuo (caso TOM TOM) e l'informazione può essere data ai guidatori; 
    2. ogni 2 minuti TOM TOM offre ai suoi clienti il traffico di prossimità aggiornato, permettendo percorsi alternativi, calcolati e presentati automaticamente; 
    3. la base informativa in Europa di TOM TOM è costituita da 500.000 apparati proprietari connessi e da alcune decine di milioni di dati di movimento forniti dalla rete GSM di VODAFONE; 
    4. TOM TOM offre sul dashboard  dei suoi apparati indicazioni per migliorare la sicurezza della guida ed i consumi; 
  8. Gestione del traffico con droni, palloni aerostatici, dirigibili
    1. oggi circolano 1 miliardo di veicoli; 
    2. droni e altri apparati volanti possono monitorare con continuità nodi di traffico, individuando, con riconoscimento automatico delle immagini, i veicoli, le loro traiettorie, distanze reciproche (rischi di collisione) e velocità; 
  9. La transizione verso la driverless car
    1. dal 2020 il 75% delle auto sarà dotata di sistemi di connettività V2X; 
    2. già oggi i sistemi di aiuto alla guida, denominati ADAS, sono molti e molto efficaci (distanze di sicurezza, guida con radar di controllo, parking automatico); 
    3. la connettività passerò dallo smart phone a sistemi "embedded" nelle auto; 
    4. si stanno sviluppando sistemi informativi "context aware"
  10. Radio digitale
    1. il luogo di maggior consumo è l'automobile; 
    2. il broadcasting costa pochissmo per punto di contatto; il broadband è costosissimo; le due tecnologie possono coesistere; 
    3. la RADIO è un media gratuito, non "premium"; 
    4. 80% delle autostrade italiane è coperto da radio digitali; 
    5. la radio digitale permette l'ascolto in galleria; 
    6. l'acronimo di radio digitale è DAB; è il futuro; la FM è come un "cibo scaduto"; 
  11. Il futuro dei droni
    1. il problema oggi più sentito è la sicurezza di chi sta a terra; 
    2. le leggi degli Stati stanno diventando sempre più restrittive per i droni; 
    3. ENAC sta preparando una regolamentazione che costringerà i droni alla installazione di un autopilota, come negli aeroplani; il costo aumenterà significativamente; 
    4. per affrontare le nuove regolamentazioni si svilupperanno droni sotto i 300 grammi di peso, che non avranno bisogno di autopilota; 
    5. oggi i droni sono "CIECHI" rispetto all'ambiente perché sono guidati a vista da un operatore (legge italiana) o da GPS; 
    6. si stanno sviluppando droni con occhi ed orecchie per una consapevolezza del contesto; 
    7. si stano sviluppando "stormi" di droni; 

Ora qualche informazione tratta dalla tavola rotonda Mobilità 4.0:

  1.  Tutti i costruttori stanno lavorando sulla connettività delle automobili, seguendo diversi filoni tecnologici, perché non è chiaro quale potrà essere la tecnologia vincente; 
  2. la principale fonte di ricavo sarà il SERVIZIO esterno; il Cliente NON vuole pagare l'infrastruttura interna di connettività; 
  3. il training del Cliente sull'uso ottimale delle auto con le nuove tecnologie (es. motore elettrico) è un fattore chiave di scelta del compratore e di fidelizzazione; 
  4. non ci sono ancora standard per l'auto del futuro driverless; 
  5. la quota di elettronica nell'auto, già oggi rilevante, aumneterà ancora nel periodo 2016-2020; 
  6. le esigenze dei veicoli commerciali ANTICIPANO le esigenze delle automobili (caso FEBUS ed HITV !); 
  7. il cambio di paradigma per l'auto è introdotto dalla CONNETTIVITA'
  8. la convenzione di Vienna impedisce oggi, dal punto di vista delle LEGGI, di passare alla vettura "driverless"; 
  9.  i trend tecnologici comporteranno: riduzione del peso del veicolo; aumento della sicurezza; aumento della sostenibilità; 
  10. aumenterà il numero di autodromi per gli appassionati della guida veloce, a causa delle pesanti limitazioni al traffico privato; è quello che sta succedendo in USA; 
  11. la complessità del veicolo è in aumento
  12. il "car sharing" modificherà l'architettura del veicolo verso modelli spartani; esempio: minore/nulla personalizzazione; 
  13. l'industria dell'AUTO è lenta, è resiliente; ci vorranno molti anni per cambiare modello di business; 
  14. ci sono spazi per l'innovazione incrementale, specie per la sicurezza; il caso AQUAPLANING è significativo: ad oggi non c'è ancora la soluzione tecnologica, anche se al Politecnico di Torino è stato sviluppato un prototipo innovativo che è il "tecnologi proof".

Agenda digitale italiana: “ri-partenza” ?

 

I fatti precedenti: il 17 dicembre 2012 veniva approvata la legge 221 sull'Agenda digitale italiana: qui trovate il testo.

La notizia: nominato dal Governo Letta, il 15 giugno 2013, Mr. Agenda digitale (Mr. Caio), un super saggio, che risponde al Primo Ministro per garantire attenzione e indirizzi governativi alla digitalizzazione dell'Italia e dare un unico riferimento al responsabile della "Agenda digitaleitaliana", Agostino Ragosa.  Qui potete guardare la presentazione di Letta al "decreto del fare", durante la quale NON viene fatto alcun cenno all'Agenda Digitale.

Un po' di diagnosi. Agenda digitale vuol dire fare "infrastrutture+applicazioni+istruzione", utilizzando tecnologie digitali, ma guidate da un progetto Paese/strategia Paese. Inoltre essendo il mondo digitale un abilitatore, non unico ma importante, della innovazione degli altri settori economici e della innovazione sociale, possiamo dire che il progetto Paese/strategia Paese, di cui dicevo prima, riguarda tutti i settori economici e NON SOLO l'ICT. Questa è una delle "trappole". Ad oggi non esiste alcun progetto Paese ed è sintomatico che i "rivoluzionari" e decisivi decreti approvati dal Governo Letta, ieri, siano stati comunicati col titolo "80 misure per ripartire"…non c'è alcun riferimento ad una idea guida, ad un tema centrale, ad un progetto, ad una strategia. Obiettivo? "ripartire", da dove e per andare dove è trascurabile per I nostri politici.

MANCA QUALUNQUE PROGETTO ITALIA/STRATEGIA E DETERMINAZIONE. Ce li daranno Caio e i tre "saggi" subito nominati da Caio stesso?

Il secondo punto che voglio dire riguarda proprio questa nomina e la nomina della nomina….

Nessuna donna, nessuna idea del metodo, nessun coinvolgimento esplicito delle persone, dei cittadini, del mondo digitale. Ossia nel metodo la NEGAZIONE del DNA del mondo digitale, ossia della PARTECIPAZIONE. 

Conclusione? I politici, che ancora comandano, affidano ad ALTRI, a singoli NOMI (magari dietro ci sono anche persone competenti ed etiche, ma non lo giurerei) indirizzi ed azioni strategiche che influenzeranno sul breve la ripresa o meno del Paese e sul lungo termine la sopravvivenza del Paese. Che cosa si poteva d'altronde pretendere dalle stesse persone che hanno condotto l'Italia negli ultimi 20 anni all'attuale degrado? L'ultima spiaggia è ancora una volta la cittadinanza, I soggetti sociali organizzati, ossia noi. Abbiamo le competenze per proporre, chissà se abbiamo la forza per imporre azioni utili. Coraggio, il prossimo passo tocca a noi cittadini.

 

Collaborare per innovare: nuovi format e nuove piattaforme

Gli Stati generali dell'Innovazione (SGI) hanno promosso una "Consulta" con la partecipazione dei parlamentari italiani eletti recentemente, il 21 maggio, a Roma.

I 10+1 punti della carta di intenti per l'innovazione sono stati presentati attraverso proposte di legge elaborate da SGI. 

Uno dei punti era intitolato "Open Innovation" (OI). Due erano i messaggi chiave:

1. La relazione che oggi conta, perchè è quella che produce innovazione subito, è tra il "Committente" che ha l'idea e vuole fare l'innovazione, e il "solutore" che ha la tecnologia necessaria allo specifico problema. Questa relazione integra, si aggiunge a quella ben nota tra "Università"/centri di R&S e Imprese, ove l'Università e la R&S sono considerate le uniche depositarie delle soluzioni. E' come percorrere una strada nelle due direzioni ! OI è come andare "dal problema alla soluzione"; la Ricerca/Università è come andare "dalla soluzione al problema."

2. Per trovare le soluzioni è necessario far incontrare la "domanda" (il problema) con "l'offerta" (la soluzione) e ciò oggi è abilitato dalle piattaforme di collaborazione digitali. Queste piattaforme assomigliamo molto a social network, più strutturati di quelli che primeggiano sul mercato, come Facebook. Non è sufficiente una piattaforma digitale, occorre anche una relazione, assistita e facilitata; occorre un "format", cioè una esperienza che crei fiducia, relazione, flusso di comunicazione.

Perchè la politica deve recitare la sua parte in questa rivoluzione copernicana ? Perchè è sul territorio che si creano le maggiori opportunità; e il territorio da cui si parte è la Regione.

Alla Regione spetta la responsabilità di creare le condizioni favorevoli all'innovazione, specie per le PMI; la piattaforma, anzi il "format" collaborativo dovrebbe essere lanciato e sostenuto dalla Regione.

Questa è la prossima sfida per sostenere la trasformazione del manifatturiero italiano, con la finalità della internazionalizzazione e della riconquista della competitività.

Infomobilità 1: un potente driver dell’innovazione. Adasis, la realtà aumentata.

POSSIAMO AIUTARE il guidatore di un mezzo (auto, camion) ad essere più prudente, accorto e tempestivo ? e quindi ad aumentare la sicurezza per sè e per gli altri ? Sì, se riuscissimo a fargli conoscere in anticipo le "situazioni" intorno a lui: condizioni del traffico, come gli ingorghi; condizioni atmosferiche nei prossimi chilometri; presenza di curve pericolose e di limiti di velocità; stato della strada, e così via.

E' ciò che si propone un programma europeo chiamato ADASIS: Advancing map-enhanced driver assistance systems. E' l'infomobilità, un potentissimo driver di innovazione.