Bologna chiama Tokyo

Ho visitato MAST, il complesso architettonico che ospita l'iniziativa dell'imprenditrice bolognese  Isabella Seragnoli, dove puoi esplorare e sperimentare la scienza, in particolare la meccanica; dove puoi seguire l'evoluzione del lavoro in una mostra fotografica storica da fine '800 ai giorni nostri; e fare tante altre attività.

Isabella Seragnoli

Oggi sono andato, grazie ad un blogger, Geovanny Romero, al Museo Miraikan di Tokyo ed è scattata la connessione "Bologna chiama Tokyio" perchè questi due mondi, il MAST ed il Museo Miraikan, vogliono dire al mondo qualcosa che li accomuna e che potrebbe anche farli interagire ed integrare: comunicano la bellezza e la forza della Scienza e dell'Industria perchè tutti ne siano consapevoli e tutti ne possano sfruttare la potenza per migliorare la qualità della vita ed assicurare la sopravvivenza sulla Terra.

Breve visita al Museo Miraikan

MAST è molto di più di un complesso architettonico per fare attività: è un'iniziativa che crea una connessione concreta con il territorio circostante, Bologna, per esempio offrendo un asilo nido ai dipendenti dell'azienda, la COESIA, e al quartiere; che crea uno spazio di apprendimento strutturato per i dipendenti dell'azienda; che offre uno spazio culturale per eventi attraverso un auditorium di 400 posti a sedere. E' una bella sorpresa vedere che una donna imprenditrice italiana si prende cura, con una visione di lungo termine, aperta e costruttiva, dello sviluppo delle persone e del territorio in cui la sua fabbrica produce. La sua azienda è leader mondiale nel settore degli impianti per il packaging e fattura circa 1,5 miliardi di euro, quasi tutto verso l'estero!

Formazione continua, cambia il gioco per cambiare i giocatori

La formazione continua sta entrando nel sistema Italia. I liberi professionisti architetti ed ingegneri hanno raggiunto il gruppo quest'anno, e sono oltre 170.000. Siamo, come Paese, in ritardo rispetto ad altri europei come la Danimarca dove già dal 2012 ben il 31,6% delle aziende era attivo nella formazione continua, rispetto al 6,6% dell'Italia. Ci sono anche segnali contraddittori come la "distrazione" di centinaia di milioni di € dai Fondi Interprofessionali per la Formazione verso la cassa integrazione in deroga. La sfida è la capacità di imparare nuove competenze perchè le professioni cambiano a gran velocità e la trasversalità delle conoscenza è talmente alta da costituire un vantaggio ma anche una "concorrenza" da parte di outsider, provenienti da altri percorsi professionali.

Il gioco sta cambiando e il manifesto per la formazione continua dell'AIDP (associazione italiana per la direzione del Personale) spiega molto bene i principi su cui il nuovo gioco si fonda nei paesi occidentali. Sono otto principi che qui elenco, ma potete esaminarli leggendo il manifesto:

  1. LA FORMAZIONE E' UN DIRITTO
  2. LA FORMAZIONE E' IL FITNESS PER LA MENTE
  3. LA FORMAZIONE E' ABILITANTE
  4. LA FORMAZIONE RESPONSABILIZZA
  5. LA FORMAZIONE CREA IL TEAM
  6. LA FORMAZIONE E' ATTRAENTE
  7. LA FORMAZIONE PORTA RISULTATI
  8. LA FORMAZIONE CREA CULTURA PER IL TERRITORIO

A questo punto mi sento di aggiungere la mia proposta !

     9. GLI ADULTI IMPARANO ATTRAVERSO l'ESPERIENZAPer consolidare le proprie capacità è necessario RIFLETTERE e CONDIVIDERE la propria esperienza e quindi l'esperienza va raccontata. Chi racconta impara, chi ascolta è stimolato ad accogliere quanto lo colpisce, è stimolato a migliorare i propri comportamenti durante l'AZIONE. Ecco un buon motivo per condividere sempre più con gli altri la propria esperienza.

Troverete nuove parole che sottendono nuove possibilità, come "resilenza", definita come "struttura mentale resiliente, cioè in grado di adattarsi alle continue solecitazioni del mercato"; e come "smart learning" che evoca le nuove applicazioni per apprendere in mobilità attraverso i propri tablet e smart phone, oppure apprendere dai pari in modalità "peer to peer". 

E i nuovi attori chi sono? Siamo sempre noi ! che possiamo trasformarci, cioè acquisire nuove competenze, nuovi orientamenti mentali che ci abilitino a produrre idee e a generare attività facendo percorsi diversi. La sfida è la padronanza di sè per esplorare e generare nuovi mondi!

 

Skateboard innovativo: nuova mobilità urbana ? una start up italiana ci propone…

Credo che tutti sappiano che cos'è lo skateboard, ma pochi avranno visto questo videoclip emozionante, girato a Malaga in Spagna, col nuovo skateboard inventato e presto immesso sul mercato da una start up italiana. E pochi immagineranno un utilizzo in città per affrontare quel problema che si chiama "mobilità urbana".

Può essere una soluzione per muoversi in città? I due giovani imprenditori che lo hanno messo a punto ci credono perchè hanno introdotto alcune innovazioni decisive per trasformarlo in uno strumento di mobilità: riduzione del peso (-25%), robustezza (+40%), lunghezza dell'oggetto che lo rende trasportabile (90 centimetri), prezzo (imbattibile in fase di lancio che avviene attraverso una formula innovativa di crowdfunding) . Diventarà un oggetto cult per i giovani? segnali arrivano da altri Paesi.

I tre imprenditori sono Luca SburlatiSimone Virginio e Giuseppe Andreola qui il prodotto: N2R '37 Longboard.

L'innovazione si può classificare come "open innovation" perchè vengono utilizzate tecnologie trasversali (cross innovation) che provengono dai settori top yachts e car racing e che qui sono utilizzate con un approccio integrato che potrebbe anche generare diversi brevetti: si impiegano materiali speciali come il triaxiale carbon kevlar VTR e tecnologie come Vacuum Resin Infusion.

Volete vedere un utilizzo cittadino dello skateboard? Ecco qui un filmato divertente, girato a Torino:

Ora potete anche accedere al sito di crowdfunding e finanziare la start up acquistando lo skateboard ad un prezzo speciale, ridotto quasi del 50% rispetto al futuro prezzo di vendita:

 

 

La nuova manifattura: dal digitale al fisico. Innovazione radicale.

 

 

C'è oramai un gran parlare ed un grande scrivere a proposito di stampanti 3D. L'ultima notizia arriva dalla Barilla che sta sperimentando con l'olandese TNO di Eindhoven una stampante 3D di cibo, per "stampare" la pasta che vuoi al ristorante e..mangiarla subito dopo. Ecco il videoclip del TED, in cui il ricercatore Kjeld van Bommel racconta che cosa sia e possa diventare la stampa 3D del "cibo":

Se vogliamo fare una riflessione più ponderata e vedere, immaginare, ciò che sarà possibile fare nei prossimi 3-5 anni e poi sul lungo termine, allora dovremmo capire innanzi tutto la rivoluzione del 3D, che avviene in primis nel mondo digitale, e poi chiederci quali visioni e strategie dovremmo mettere in atto.

Ci sarà davvero una nuova manifattura? Perchè i paesi occidentali da almeno vent'anni inseguono un mondo fatto di solo terziario? E l'Italia ha davvero abbandonato la manifattura? 

Per avviare un ragionamento vi propongo questi tre punti:

1. La rivoluzione del 3D: è appena iniziata. "C'era una volta" il rendering (ricordate il film "Guerre stellari"?), ossia il tridimensionale,  e si poteva animare un oggetto che nella realtà NON esisteva; poi è arrivato "Second life" in rete; intanto le grandi mutinazionali informatiche sviluppavano software sempre più realistici e dettagliati. Oggi la nuova frontiera è la "realtà aumentata"(sembra poter toccare gli oggetti sullo schermo). E la tecnologia 3D significa rappresentare la realtà fisica e collegare tutti i dati per inserire/connettere gli oggetti 3D nel contesto. Inoltre quei dati qualificano l'oggetto stesso: il materiale di cui è fatto, la possibilità di costruirlo;

2. La stampa 3D. Attraverso la rappresentazione digitale dell'oggetto riesco, applicando una tecnologia come la STAMPA 3D, a trasformare i bit in fisicità: un oggetto in resina, un utensile in metallo e perchè no, nel futuro, la pasta da mangiare! Oggi la frontiera dell'innovazione è costituita dalla dimensione degli oggetti fisici, da un lato, e dai materiali, dall'altro. Si va quindi verso oggetti sempre più grandi, in scala reale; e verso l'uso di nuovi materiali sempre più applicabili direttamente in sistemi complessi (edilizia, ad esempio) o che permettano l'utilizzo immediato (e sostitutivo di altri processi manifatturieri tradizionali) dell'oggetto. Racconta il prof. Stefano Micelli che "a Venezia c'è un'azienda di stampanti 3D che è in grado di produrre nell'arco di una giornata gioielli su misura, a piacimento del cliente. Al mattino li disegnano, al pomeriggio producono gli stampi in plastica, a sera realizzano il pezzo nel distretto orafo di Vicenza."

3. La manifattura nuova produce PIL e posti di lavoro aggiuntivi. La Confindustria afferma in un recente studio: "più manifatturiero, più PIL:il manifatturiero è la sala macchina della crescita. L'aumento di un punto percentuale del suo peso sul totale del PIL, innalza di 0,5 punti percentuali il ritmo di incremento annuo del PIL." La manifattura diventa un moltiplicatore economico. Dopo tanti anni spesi a dimostrare che è il terziario il motore dello sviluppo e indicatore della "modernità" di una economia…ecco che ricompare la manifattura. 

Ed allora possiamo condividere l'affermazione di Stefano Micelli sull'Italia ed il suo futuro: "Basta deprimersi, la manifattura può ancora fare la differenza".

“Change the game”: innovazione radicale per l’Italia

Stimolato dall'associazione Stati generali dell'innovazione e dal blog "Nel futuro" ho fatto una riflessione sulle azioni che potrebbero "risvegliare" i cittadini italiani in questi tempi di crisi e mi è venuta in mente change the game. Perchè in inglese? la motivazione è semplice: in inglese questa espressione ha un preciso significato, che è quello di INNOVAZIONE RADICALE.

Ecco il testo.

Negli auguri agli amici per il 2014 ho scritto: “Qui in Italia sono anni duri, questi ultimi. Il mondo ha ritmi e traiettorie diverse da quella italiana. Le opportunità sono tante e avvincenti. Il "made in Italy" è ancora un brand ammirato e apprezzato; e non vale solo per i prodotti ma anche per i progetti, le idee, la capacità di realizzare le idee. Abbiamo un grande futuro se lo vogliamo e se siamo determinati. Un grande augurio di trasformare le vostre idee e le vostre esigenze in azioni, in collaborazioni, in un’apertura verso il mondo. Il 2014 vi aspetta!”

Ho scritto con convinzione che abbiamo risorse e punti di forza per poter creare una nuova “traiettoria” per l’Italia. La domanda chiave da cui vorrei partire è questa: “Quali sono le priorità e che cosa dovremmo fare?”

Vedo tre priorità. La prima è il ripristino diffuso della legalità che è anche un principio etico ineludibile: la legalità ripristina trasparenza, merito, fiducia. La seconda riguarda l’economia e la principale azione da farsi è aumentare l’internazionalizzazione: oggi, dato 2013, esportiamo per circa 480 miliardi di € e un aumento del 5% significa circa 20 miliardi di €, ossia più di un punto percentuale di PIL. La terza priorità è il lavoro sul quale la prima manovra è la riduzione significativa delle tasse per i lavoratori con la finalità di riavviare un circuito virtuoso di aumento della domanda interna.

E’ sufficiente individuare le priorità e avviare azioni in quelle direzioni per generare una trasformazione significativa? Purtroppo la risposta è: “non è sufficiente”. Chiunque abbia esperienza di sistemi complessi sa che è vero. Allora che cosa fare?

Propongo un approccio che, usando il coraggio e la progettazione creativa e partecipata, si proponga di cambiare il gioco in alcuni campi e che consideri il tempo come una variabile chiave abilitante. Il tempo è una grande risorsa dello Stato, ossia delle comunità: solo lo Stato ovvero una grande comunità può scommettere e agire su archi temporali di 5-10 anni e financo generazionali.

Quali giochi cambiare. Ne cito tre che sono i più vicini alla mia esperienza e competenza: il “gioco” dell’innovazione, dell’educazione (la scuola), dell’internazionalizzazione.

Non posso entrare nei dettagli dei piani attuativi, ma vorrei dare un senso con qualche proposta per ognuna delle trasformazioni.

Innovazione. Il ritornello degli investimenti in Ricerca (l’Università come sviluppatore e contenitore unico delle competenze) va cambiato perché conduce a investimenti a pioggia, duplicati e non controllati e quindi non efficaci. E’ l’investimento in innovazione che per un po’ di anni va privilegiato. Qui il gioco cambia. La collaborazione, per agire sull’asse “problema-soluzione”, è la capacità che si deve sviluppare; le competenze sono alla base dell’innovazione ma non si trovano solo nei centri di ricerca e non solo nel nostro Paese; si trovano nelle PMI, nei giovani ricercatori, nelle start-up, nel mondo.

Educazione. Il nuovo gioco è focalizzato sull’individuo che apprende (che impara ad apprendere continuamente) e sulla squadra collaborativa. E’ un nuovo modello cognitivo ed emozionale che aggiunge all’insegnante un ruolo di coach e alle persone che studiano la capacità di apprendere l’un l’altro (il “peer to peer learning” o anche social learning).

Internazionalizzazione. E’ necessario riconoscere che essa è connessa con l’innovazione: pensate alla capacità di costituire team di progettazione tra professionisti ed aziende, a nuovi modelli di business legati alle esigenze dei paesi in cui esportiamo, a nuove forme di collaborazione internazionale fondate sulla creazione di scuole. E’ necessario supportare lo sviluppo di queste nuove competenze e investire sulle capacità intangibili e sulla nuova manifattura (i “maker”, i “fablab” per intenderci).

Cambiare gioco significa sviluppare e introdurre nuovi paradigmi, sollecitare trasformazioni strutturali, introdurre nuove strutture che da concettuali diventino operative, significa aprire le opportunità a chi vuole esprimersi con reali competenze: è una riforma della mente  e dello sviluppo economico verso sostenibilità e partecipazione. 

La strategia della Francia nel manifatturiero…e l’Italia?

Galleria

Questa galleria contiene 4 foto.

Questo il messaggio strategico sul sito del governo: "Placer la France au premier rang de la compétition mondiale en réinventant son récit industriel, c'est l’objectif fixé le 12 septembre dernier par le président de la République. TGV du futur, hôpital … Continua a leggere

Innovare a 16 anni, usando la serendipità e la rete: un sensore per diagnosticare il tumore al pancreas.

Più dell'85 per cento dei casi di cancro al pancreas ricevono una diagnosi tardiva, quando si ha una probabilità di sopravvivenza inferiore al 2 per cento.

Un giovane di quasi 16 anni,  Jack Andraka ci racconta, al TED, il suo percorso di innovazione; come ha sviluppato un sistema di diagnosi precoce del cancro pancreatico che è super-economico, efficace e non invasivo.

Quali sono state le sue fonti primarie? Internet e Wikipedia.

Agenda digitale italiana: “ri-partenza” ?

 

I fatti precedenti: il 17 dicembre 2012 veniva approvata la legge 221 sull'Agenda digitale italiana: qui trovate il testo.

La notizia: nominato dal Governo Letta, il 15 giugno 2013, Mr. Agenda digitale (Mr. Caio), un super saggio, che risponde al Primo Ministro per garantire attenzione e indirizzi governativi alla digitalizzazione dell'Italia e dare un unico riferimento al responsabile della "Agenda digitaleitaliana", Agostino Ragosa.  Qui potete guardare la presentazione di Letta al "decreto del fare", durante la quale NON viene fatto alcun cenno all'Agenda Digitale.

Un po' di diagnosi. Agenda digitale vuol dire fare "infrastrutture+applicazioni+istruzione", utilizzando tecnologie digitali, ma guidate da un progetto Paese/strategia Paese. Inoltre essendo il mondo digitale un abilitatore, non unico ma importante, della innovazione degli altri settori economici e della innovazione sociale, possiamo dire che il progetto Paese/strategia Paese, di cui dicevo prima, riguarda tutti i settori economici e NON SOLO l'ICT. Questa è una delle "trappole". Ad oggi non esiste alcun progetto Paese ed è sintomatico che i "rivoluzionari" e decisivi decreti approvati dal Governo Letta, ieri, siano stati comunicati col titolo "80 misure per ripartire"…non c'è alcun riferimento ad una idea guida, ad un tema centrale, ad un progetto, ad una strategia. Obiettivo? "ripartire", da dove e per andare dove è trascurabile per I nostri politici.

MANCA QUALUNQUE PROGETTO ITALIA/STRATEGIA E DETERMINAZIONE. Ce li daranno Caio e i tre "saggi" subito nominati da Caio stesso?

Il secondo punto che voglio dire riguarda proprio questa nomina e la nomina della nomina….

Nessuna donna, nessuna idea del metodo, nessun coinvolgimento esplicito delle persone, dei cittadini, del mondo digitale. Ossia nel metodo la NEGAZIONE del DNA del mondo digitale, ossia della PARTECIPAZIONE. 

Conclusione? I politici, che ancora comandano, affidano ad ALTRI, a singoli NOMI (magari dietro ci sono anche persone competenti ed etiche, ma non lo giurerei) indirizzi ed azioni strategiche che influenzeranno sul breve la ripresa o meno del Paese e sul lungo termine la sopravvivenza del Paese. Che cosa si poteva d'altronde pretendere dalle stesse persone che hanno condotto l'Italia negli ultimi 20 anni all'attuale degrado? L'ultima spiaggia è ancora una volta la cittadinanza, I soggetti sociali organizzati, ossia noi. Abbiamo le competenze per proporre, chissà se abbiamo la forza per imporre azioni utili. Coraggio, il prossimo passo tocca a noi cittadini.

 

Da dove vengono le buone idee? dalla collisione di piccole altre idee

Steve Johnson risponde  in questo videoclip alla domanda "da dove arrivano le buone idee" e trova una risposta nello scambio tra le persone.

Le idee hanno bisogno di un periodo di incubazione; hanno bisogno di collidere con altre intuizioni, che spesso ronzano nella testa di qualche altra persona. L'innovazione è lenta ed è collaborativa.

La rete è oggi la fucina di creatività ! Ecco perchè Internet serve a generare idee e a svilupparle più velocemente. Qualcuno chiama "crowd sourcing" questo fenomeno.

Tutti i nuovi modi di connetterci ci permettono di mettere insieme i vari "pezzi" del puzzle che abbiamo in mente e che ancora non riescono a produrre la "buona idea" che ci porterà ad innovare.

Umbria, ideario, orto in tasca … come fare innovazione con le PMI

Ricevo oggi da una collega ingegnera, diventata imprenditrice, una buona notizia. E' passata dall'idea, al crowdfunding, alla creazione di una srl e, nelle prossime settimane, al lancio di un servizio innovativo "L'Orto in Tasca", per connettere chi vuole comperare prodotti della terra a chilometro zero con chi li produce: una app su i-phone.

"Ho il piacere di annunciare che il 27 marzo 2013 è stata fondata L'Orto in Tasca srl! Un saluto a tutti e auguri di Buona Pasqua! Eva de Marco". Leggi tutto: http://it.ulule.com/ortointasca/news/lorto-tasca-srl-13260/; non esitare a far conoscere il progetto a chi ti sta intorno!http://it.ulule.com/ortointasca/promote/

Ricevo anche da Carlo Infante un articolo che spiega molto bene l'iniziativa della Regione Umbria, che vuole lanciare una iniziativa strategica di attuazione dell'agenda digitale; nel concreto, subito, una due giorni creativa e strutturata per generare idee attraverso uno strumento anche digitale, l'ideario, e per mettere le basi di un piano strategico con e per le PMI.

L'evento è guidato da Flavia Marzano e da Stati Generali dell'InnovazioneHo messo insieme questi tre elementi (una innovazione di servizio, la Regione Umbria e le PMI) perchè credo che sia una miscela straordinaria per alimentare il risveglio, la mutazione e lo sviluppo dell'impresa sul territorio. E' la PMI la grande e unica risorsa industriale del Paese, includendo e federando gli artigiani, i professionisti, le microimprese, le imprese piccole, medie e grandi di tutti i settori (agricoltura, industria e servizi). Il 90% del PIL industriale e dei servizi è fatto dalle PMI, non dimentichiamolo. L'articolo di Carlo Infante sintetizza il fenomeno e lo spiega, facendoci vedere un futuro, un futuro costruito con e sulle tecnologie, con e sulle idee, con le persone, con il territorio. Includere, includere, includere !